La difesa dei Riva ha presentato nuova documentazione nella prima udienza del processo d’appello legato all’inchiesta Ambiente Svenduto. Sono stati infatti depositati dall’avvocato Pasquale Annicchiarico motivi d’integrazione e supporti informatici.
La Corte d’Assise d’Appello, dopo le repliche delle parti, deciderà in una prossima udienza sulla loro ammissione. In primo grado le condanne più alte, rispettivamente a 22 anni e 20 anni di reclusione, furono inflitte a Fabio e Nicola Riva, ex proprietari e amministratori dell’Ilva, che rispondevano di concorso in associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale, all’avvelenamento di sostanze alimentari, alla omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro.
A 21 anni e 6 mesi fu condannato l’ex responsabile delle relazioni istituzionali Girolamo Archinà, a 21 anni l’ex direttore dello stabilimento di Taranto Luigi Capogrosso. Furono inflitti tre anni e mezzo di reclusione (di 5 anni la richiesta dell’accusa) all’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola a cui viene contestata la concussione aggravata in concorso, in quanto, secondo la tesi degli inquirenti, avrebbe esercitato pressioni sull’allora direttore generale di Arpa Puglia, Giorgio Assennato (condannato a 2 anni per favoreggiamento), per far “ammorbidire” la posizione della stessa Agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’Ilva.
Oggi in aula erano presenti alcuni dei 38 imputati (stralciata la posizione di Lanfranco Legnani, uno dei ‘fiduciari’ della famiglia Riva, deceduto nelle scorse settimane). Tra questi, lo stesso Assennato; Francesco Perli, avvocato amministrativista del gruppo; Antonio Colucci, ex capo area logistica operativa del Siderurgico; e Gianni Florido, ex presidente della Provincia di Taranto.
Rispetto a primo grado sono 5 gli imputati in meno (furono assolti) perchè non è stato proposto appello nei confronti dell’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano, dell’allora capo di gabinetto regionale Francesco Manna, di Dario Ticali presidente della commissione ministeriale Aia del 2011, e di due ex ‘fiduciari’ dell’azienda, Giuseppe Casartelli e Cesare Corti.
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