TARANTO- Dovrà rispondere di tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale un 45enne di Taranto che avrebbe minacciato la compagna impugnando un coltello e mettendo a repentaglio anche la vita del bimbo che ha tenuto in braccio.
È accaduto nella giornata del 2 settembre quando gli agenti hanno ricevuto la segnalazione al 112 di una lite in famiglia e giunti sul posto hanno udito le urla di una donna provenire da un appartamento del palazzo.
Raggiunto l’appartamento, i colleghi hanno notato la porta d’ingresso aperta e hanno visto un uomo, in evidente stato di agitazione, muoversi freneticamente all’interno dell’abitazione con in braccio il figlio inveendo contro la propria compagna, nascosta dietro un angolo del salone. Alla vista dei colleghi l’uomo si è alterato ulteriormente e ha urlato anche contro i poliziotti, minacciando in loro presenza di uccidere la convivente.
Gli agenti hanno tentato di instaurare un dialogo con l’uomo cercando, invano, di calmarlo. Il 45enne, ha continuato a tenere in braccio il bambino, con movimenti improvvisi e repentini, ha prima colpito la compagna con uno schiaffo, poi, prendendo un coltello nascosto, si è scagliato contro di lei.
Solo il tempestivo intervento dei poliziotti ha impedito il peggio, disarmando l’uomo e mettendo in salvo il piccolo. La donna ha sporto denuncia/querela per quanto accaduto e trasmessi gli atti all’autorità giudiziaria compente, il 43enne, con precedenti e sottoposto all’affidamento in prova ai servizi sociali con obbligo di permanenza in casa nelle ore notturne, è stato arrestato perché presunto responsabile di tentato omicidio, maltrattamenti in famiglia, resistenza e minaccia a pubblico ufficiale e condotto presso il carcere.
Il Questore di Taranto Massimo Gambino, considerati i fatti occorsi e valutato che il soggetto già annoverava a suo carico una precedente condanna per atti persecutori, ha ritenuto necessaria l’adozione urgente di un provvedimento di ammonimento ex art. 3 L.119/2003, anche in considerazione del fatto che le condotte criminose sopra descritte possano essere ulteriormente reiterate dall’uomo, ponendo in grave ed attuale pericolo l’integrità fisica e psichica della vittima.
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