Entra nel vivo con l’ascolto dei testi il processo sull’omicidio di Silvano Nestola, carabiniere in congedo di 45 anni, avvenuto la sera del 3 maggio del 2021, mentre lasciava casa della sorella col figlio di undici anni, in contrada Tarantino, una zona di campagna fra Copertino e San Pietro in Lama. In aula, seduto al fianco della sua legale, l’avvocata Francesca Conte, c’era anche l’imputato, Michele Aportone, il 71enne di San Donaci accusato di aver sparato con un fucile da caccia per quattro volte contro la vittima, perché non accettava la relazione con sua figlia Elisabetta, all’epoca dei fatti 36enne.L’udienza dinanzi alla Corte d’Assise di Lecce, composta dal presidente Pietro Baffa, dalla collega Maria Francesca Mariano e dai giudici popolari, prosegue con l’ascolto dei testi.L’arma non fu mai ritrovata, ma per investigatori e inquirenti, a imbracciarla fu senza dubbio l’imputato. A spiegare alla Corte i motivi per i quali l’inchiesta sia arrivata a questa conclusione è stato il tenente Giuseppe Boccia (oggi a capo della prima sezione del Nucleo investigativo dei carabinieri di Lecce) che coordinò le indagini. Il teste ha spiegato che la pista di possibili ritorsioni da parte della criminalità organizzata apparse remota sin dall’inizio, poiché il collega era in congedo e, oltretutto, in precedenza, era stato in servizio presso il nucleo informativo, svolgendo dunque mansioni d’ufficio.
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