CAROVIGNO – Davanti al Gip Vilma Gilli, accompagnato dal suo legale Carmela Roma, Cosimo Calò, nel rispondere a tutte le domande del giudice, avrebbe finalmente mostrato quei segni di rimorso che, nei giorni scorsi, sembravano essere completamente assenti.
Potrebbero essere bastate due notti in carcere, insomma, per far comprendere al reo confesso dell’omicidio del fratello Tonino e della cognata Caterina Martucci la gravità di quanto fatto nel pomeriggio del 28 febbraio quando, secondo la ricostruzione dei carabinieri della compagnia di San Vito Sacchi e del tenente del Nor Alberto Bruno, l’84enne aveva fatto irruzione nella casa rurale dove viveva la coppia esplodendo tre mortali colpi di fucile.
Nonostante l’anziano fosse convinto di sfuggire al carcere per “limiti di età”, la notizia è che, in una cella di via Appia, Calò ci resta, in attesa di tutti gli step giudiziari che dovranno mettere nero su bianco il pesante quadro indiziario che pesa sulle sue spalle.
Omicidio Serranova: Cosimo Calò resta in carcere
Detto della confessione, del fucile acquistato allo scopo e del “ meditato pensiero”, per fortuna rimasto tale, di uccidere anche l’altro fratello Carmelo, bisognerà attendere gli esiti dell’autopsia eseguita sulle salme di Tonino e Caterina, fissata per martedì, per fugare ogni residuo dubbio sulla dinamica della mattanza, secondo l’indagato innescata da uno sparo accidentale. Il movente, invece, pare ormai certo: ovvero, il rancore, meglio: l’odio nutrito nei confronti dei fratelli in virtù di vecchi dissidi e più recenti questioni ereditarie.
La soluzione del tragico giallo di Serranova, insomma, ha trovato nuove conferma. Cosimo Calò, il presunto assassino di Tonino e Caterina, resta nel carcere di Brindisi in stato di arresto, dopo che il Giudice, senza convalidare il fermo, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare motivata dal rischio di reiterazione del reato e dell’inquinamento delle prove. Ed è un peccato che quel tardivo rimorso emerso durante l’interrogatorio, per quanto sincero, non possa bastare a cancellare tutto il male esploso, in un pomeriggio di fine febbraio, in un modesto casolare di contrada Canali.
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