Stalking e violenza privata, assolto il giudice Bellomo

Cadono le accuse per Francesco Bellomo, ex giudice del Consiglio di Stato, finito sotto inchiesta per stalking e violenza privata nei confronti di alcune ex allieve della scuola per aspiranti magistrati ‘Diritto e scienza’ di Bari. Le studentesse lo accusavano di avere imposto una sorta di ‘dress code’, ma sulla vicenda il gup di Bergamo ha disposto il non luogo a procedere perché “il fatto non sussiste”. I casi contestati dalle tre studentesse si riferivano al periodo tra il 2015 e il 2018. Per il quarto episodio il gup lombardo ha disposto il trasferimento degli atti a Massa Carrara, derubricando l’accusa in tentata violenza privata. Dalle stesse accuse di stalking e violenza privata è stato prosciolto, con la stessa formula, anche l’ex pm Davide Nalin.

La vicenda è quella nota delle rigide regole sull’abbigliamento (minigonne e tacchi a spillo) imposte ad alcune corsiste: per queste accuse Bellomo era finito sotto inchiesta a Bari ed era stato prima arrestato, poi destinatario di una misura interdittiva che gli ha impedito l’attività di insegnamento per un anno. Per la bufera scatenata dalle accuse, nell’ambito del parallelo procedimento disciplinare, Bellomo era stato destituito dalla magistratura, anche se le quattro ex allieve non hanno mai sporto denuncia né si sono costituite parte civile.

L’inchiesta partì dopo alcuni articoli pubblicati sui quotidiani. Il procedimento penale, avviato dai pm di Bari, nel febbraio scorso era passato a Bergamo per competenza territoriale essendo il luogo di residenza della prima delle presunte vittime di Bellomo. Bellomo è stato anche accusato di estorsione a un’altra ex corsista, la quale sostiene di essere stata costretta a lasciare il lavoro in una emittente locale.

L’altra vicenda, che vedeva coinvolto sia l’ex giudice del Consiglio di Stato che l’ex pm di Rovigo, Davide Nalin, riguardava le accuse di stalking e lesioni personali gravi ai danni di una giovane borsista della scuola, la quale aveva parlato di presunte vessazioni, insulti, minacce e interrogatori, anche incrociati, sulla vita sessuale, con la richiesta di una tabella con indicazione di luoghi, frequenza e modalità e insulti per il ‘basso punteggio algoritmico’ registrati dagli ex fidanzati, almeno secondo le aspettative dei sue accusati. Un ‘addestramento’ fatto di istruttorie che la coinvolse in modo totalizzante. Con un rigido codice comportamentale che prevedeva il divieto di sposarsi pena la decadenza della borsa di studio. La donna aveva poi ritirato la querela. (ANSA)

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