“La città di Taranto sta vivendo un momento storico. Lo stabilimento Ilva, così come lo conosciamo oggi, è destinato a cambiare. Alcuni lo vorrebbero più piccolo e decarbonizzato, ma noi chiediamo che venga chiuso”, scrive in una nota Antonio Lenti, consigliere comunale di Taranto per Europa Verde, commentando la sentenza della Corte di Giustizia Europea, che ha ordinato il fermo dell’ex Ilva se pericolosa per ambiente e salute.
“La fabbrica è ormai ridotta ai minimi termini. Gli impianti sono in stato di collasso e pericolosità a causa della scarsa manutenzione, la produzione è ai minimi storici e l’inquinamento rimane costante, se non in aumento, come dimostrano i dati sulle emissioni di benzene degli ultimi anni. Emissioni che, pur nei limiti di legge, secondo la Asl di Taranto “non garantiscono l’assenza di rischi per la salute umana”, prosegue.
“Inoltre, l’azienda è in perdita, antieconomica, un buco nero in cui i governi, nel corso degli anni, hanno bruciato miliardi nella speranza di tenerla in vita, sottraendo risorse al territorio, inclusi i fondi destinati alle bonifiche. E ora, si annuncia un nuovo aumento dei lavoratori in cassa integrazione. In questo contesto, la politica a tutti i livelli deve interrogarsi e agire di conseguenza. Come si può considerare ancora strategica questa fabbrica? A chi giova mantenerla operativa? Quante cose avremmo potuto realizzare con i fondi sperperati?”, aggiunge Lenti.
“La sentenza della Corte di Giustizia Europea ha confermato, se mai ce ne fosse stato bisogno, che la giustizia arriva sempre più spesso dai tribunali e sempre meno dalla politica. Un’industria che non ha ottemperato alle normative ambientali, che continua a inquinare mettendo a rischio la popolazione e che non ha nemmeno un’autorizzazione per produrre, deve chiudere. Non può restare aperta”, sottolinea il consigliere comunale di Europa Verde.
“È tempo di non prorogare ulteriormente le scadenze, di non aggirare gli ostacoli con decreti, ma di prendere una decisione netta. Abbiamo l’occasione storica, dopo sessant’anni, di chiudere la fabbrica, di svoltare e porre fine alla sofferenza di una città intera, emancipandoci dalla monocultura dell’acciaio una volta per tutte. Come Europa Verde, la nostra proposta è chiara da anni: utilizzare i fondi del JTF per creare nuove opportunità lavorative e diversificare l’economia della città, impiegando i lavoratori per smantellare gli impianti ormai a fine vita, bonificare e decontaminare i terreni inquinati”.
“Nel frattempo, basta raccontare bugie agli operai, basta parlare di finte transizioni ecologiche, di decarbonizzazione e di rilancio della produzione, che per Ilva non possono essere attuate senza continuare con le fonti fossili e con migliaia di licenziamenti. La politica e i sindacati devono prendere atto della situazione e avere il coraggio di porre fine a questa agonia, guidando un processo che, altrimenti, potrebbe rivelarsi un vero disastro sociale”, conclude Antonio Lenti.
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