FRANCAVILLA FONTANA – Non solo le chat, non solo le voci, non solo il danaro trovato, insieme alla pistola giocattolo, a casa del 18enne indagato. A mettere gli investigatori sulla pista della droga è stato, sin dal primo momento, il ritrovamento di una sorta di busta, quasi una piccola borsa, vicino al cadavere di Paolo Stasi, il 19enne di Francavilla Fontana ucciso lo scorso 9 novembre sull’uscio della sua abitazione.
È l’ultima indiscrezione emersa dalle indagini sull’assassinio del giovane per cui è indagato un suo amico con l’accusa di omicidio premeditato aggravato dai futili motivi.
A carico del ragazzo, ancora minore il giorno dell’omicidio, pende, però, anche l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di droga. Eppure, nulla, in tal senso, è stato trovato durante la perquisizione eseguita dai militari che, agli inizi di dicembre, sequestrano la pistola, dalla difesa considerata un giocattolo, i soldi, ritenuti provento dell’attività di spaccio, e un vecchio tablet a casa del giovane, nel frattempo diventato maggiorenne.
Omicidio Stasi, la pista della droga
La droga, già. Una pista, nulla più, su cui, però, i carabinieri hanno sempre lavorato, analizzando quella borsa ritrovata vicino al corpo della vittima. Cosa c’era in quel bustone? E perché Stasi la aveva con lui?
Doveva consegnarla a qualcuno? O, piuttosto, qualcuno doveva lasciarla a casa della vittima? Fatto sta che Stasi, poco prima delle 18 di quel pomeriggio, scende le scale di casa, per essere freddato sui gradini. Lì, è stato ritrovato dal padre e dalla madre. Lì, dove c’era anche quella misteriosa borsa che, sin dal primo momento, in un modo o in un altro, potrebbe aver messo gli investigatori sulla pista della droga.
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