Vito Leccese e Michele Laforgia

Dopo passo indietro di Colaianni, per campo largo in Puglia è nebbia fitta

Dopo il passo indietro dell’ex magistrato Nicola Colaianni, per il campo largo in Puglia è nebbia fitta. La frenata di Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, sul “candidato terzo” al comune di Bari rimette la palla in mano al Pd, che si trova sul tavolo una questione spinosa.

Nella corsa al seggio da primo cittadino del capoluogo pugliese, a superare l’impasse potrebbe essere il faccia a faccia tra Michele Laforgia e Vito Leccese. All’orizzonte, però, non si vedono ricuciture di sorta e in molti, salvo sorprese dell’ultimo minuto, sono pronti a proseguire ognuno per la sua strada.

E le tensioni salgono dalla Puglia fino a Roma. A rinnovare gli attriti tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle, la decisione di Colaianni, l’ex magistrato invitato da Nichi Vendola e Sinistra Italiana per tirare fuori il campo largo dal pantano. Per il Movimento 5 Stelle la linea rimane invariata: il candidato più autorevole resta Laforgia, al quale Conte conferma il suo mandato. Dall’altra parte, però, Schlein risponde ribadendo il suo sostegno a Leccese. Angelo Bonelli invita a “fermare lo stillicidio”, rilanciando al candidatura di Leccese e aprendo una finestra di dialogo con Sinistra Italiana. Ma saranno i due candidati a dire l’ultima parola.

Dalla Capitale, Schlein certifica le difficoltà del campo largo: “Sicuramente qualche problema c’è”. Guardando al lavoro in corso sulle amministrative, però, non si dà per vinta: “È evidente che la costruzione dell’alternativa non è morta”. E chi le chiede se si senta subalterna a Conte: “No, perché quando c’è da rispondere non mi sono tirata indietro”.

Intanto, piomba sulla vicenda pugliese un’ulteriore grana giudiziaria: Antonio Decaro, sindaco di Bari, ha revocato la delega ad Alessandro D’Adamo, assessore al bilancio, che risulta tra le tre persone indagate dalla Procura europea per truffa aggravata in merito a erogazioni pubbliche.

Nel merito, il presidente Conte tuona: “Ho portato un patto per la legalità, ora di fronte a quest’ultimo scandalo giudiziario non mi pronuncio”. Schlein, non entra nel merito della nuova inchiesta che si abbatte su un altro esponente della stessa lista civica di Maurodinoia, ma è perentoria: “Trasformismi e interessi sbagliati devono trovare le porte del Pd chiuse e sigillate”. E poi lancia la frecciata in direzione del M5s: “Anziché cercare il facile capro espiatorio e puntare il dito verso gli altri, si dovrebbe avere l’intelligenza di guardarsi dentro, il Pd lo sta facendo”, dice Shlein.

Pronta la replica di Conte: “Il Movimento non è moralizzatore né castigatore in casa altrui”. Un botta e risposta che si alimenta a distanza e non distende i rapporti già tesi tra i due, che continuano a non trovare occasioni di confronto.

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