BARI – Una vera e propria contabilità parallela, su software installati su supporti mobili come pen drive o hard disk, attivabile dall’F12 della tastiera e con una password personale per accedervi. Il tutto per rendere “non ufficiali” e non dichiarabili una serie di prestazioni odontoiatriche. Il nucleo di Polizia Economico – Finanziaria della Guardia di finanza scova altri 80 professionisti – e ne indaga 47 – tra Bari, Bat, Foggia, Lecce e la Basilicata, che utilizzavano questo sistema di contabilità parallela per evadere il fisco. Al centro dell’operazione un ingegnere informatico della provincia del capoluogo e numerosi odontoiatri. Un’operazione che ha portato al sequestro di 5 milioni di euro, a una base imponibile sottratta a tassazione pari a circa 33 milioni di euro e un significativo incremento del fatturato, nelle annualità successive, da parte dei professionisti coinvolti, con un volume di affari che ha toccato picchi superiori al 150 per cento.
Le indagini – che hanno riguardato il periodo tra il 2016 e il 2020, sono partite da un semplice controllo in uno studio dentistico. Di qui si è arrivata all’identità dell’ingegnere informatico “padre del software” e poi – analizzando i contatti sul cellulare – alla fitta rete di clienti del professionista, tutto dentisti. Il sistema gestionale permetteva di creare schede clienti dove rendicontare la prestazione in nero. Il tutto indipendente dalla contabilità in chiaro. La rimozione dell’hard disk o della chiavetta dal pc faceva sparire qualsiasi traccia di questa contabilità clandestina. “Con quei soldi sottratti alla collettività si sarebbe potuto costruire un ospedale”, ha sottolineato il procuratore di Bari, Rossi.
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