Non si fermano le aggressioni nei confronti di infermieri e operatori sanitari. Sei le aggressioni fisiche ufficiali denunciate nell’arco dei pochissimi giorni durante feste di fine anno: due a Napoli, poi Bari, Livorno, Cassino e Vicenza.
Tra Natale e Capodanno, si è assistito a “una escalation di violenze senza fine che vede gli infermieri italiani trasformarsi ancora una volta nelle vittime sacrificali della inspiegabile rabbia di una parte della collettività in profonda crisi”, spiega Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing Up.
In questo periodo dell’anno, a soffrire sono ancora una volta i pronto soccorso che “con l’afflusso di pazienti si sono trasformati in una vera e propria polveriera. Calci, pugni, schiaffi, minacce: scenari che facciamo sempre fatica a descrivere, tale è lo sdegno, quanto l’assurdità di quello che accade ogni giorno e che si è drammaticamente ripetuto, negli ultimi giorni, nelle corsie dei nostri ospedali e chissà quanti sono gli episodi di violenza che finiscono nel sommerso”.
Secondo quanto riporta il sindacato, le aggressioni (fisiche e/o verbali) sul posto di lavoro colpiscono in media in un anno un terzo degli infermieri, la categoria professionale più numerosa in assoluto del servizio sanitario nazionale e della sanità in generale: “il 33%, circa 130mila casi, con un sommerso non denunciato all’INAIL di circa 125mila casi l’anno. Il 75% delle aggressioni riguarda donne – spiega De Palma, per il quale è necessario “non accettare la pericolosa cultura della violenza, come ribadito nel messaggio del presidente Mattarella e promuovere interventi strutturali atti anche a far comprendere, a tutti i livelli, che gli infermieri non sono i nemici contro cui combattere, ma rappresentano quei professionisti che nell’esercizio delle loro competenze e responsabilità, si prendono cura della collettività”, conclude De Palma.
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