Venerdì 13 gennaio, ospite della stagione di spettacoli del teatro Orfeo di Taranto, Dodi Battaglia. L’ex chitarrista dei Pooh, voce di numerosi successi della formazione musicale più amata dagli italiani, sarà il protagonista dello spettacolo “Nelle mie corde – Canzoni e sorrisi” scritto insieme a Fausto Brizzi, che ne cura anche la regia.
«E’ uno spettacolo che volevo rappresentare a Taranto, a tutti i costi, considerando affetto e amicizie che mi legano alla città dove ho tenuto decine di concerti con i Pooh, i miei “amici per sempre”». Battaglia, ospite della rassegna realizzata da Adriano e Luciano Di Giorgio, nonostante i suoi cinquant’anni e passa vissuti sulle tavole di teatri e stadi italiani, è sinceramente emozionato. «Mi succede ogni sera, e non lo dico per dare enfasi al mio lavoro, questo credo che il pubblico lo sappia: una volta sul palco non vorrei più scendere, suonerei all’infinito; ma mi tocca staccare, del resto mi attendono impegni in altri teatri italiani: la prima parte del tour è andata così bene che in alcune città mi è stato richiesto un secondo spettacolo, altra grande soddisfazione».
Lo spettacolo “Nelle mie corde – Canzoni e sorrisi”. «Insieme con Brizzi ho subito condiviso l’idea che in giro non avrei dovuto portare un concerto, ma uno spettacolo: canzoni, assoli con le mie chitarre, d’accordo, ma anche un racconto con l’ironia come filo conduttore: credo che il progetto possa considerarsi perfettamente realizzato. Per rendere più vivace la narrazione abbiamo pensato anche ad una “guastatrice”, un’attrice-cantante, che facesse incursioni durante lo spettacolo: Eleonora Lombardo, mia partner in “Nelle mie corde”, è perfetta: spigliata, mi prende anche affettuosamente per il naso dandomi, a tratti, del “Signor Battaglia” o “Dottor Battaglia”, per via della Laurea honoris causa riconosciutami dal Conservatorio “E.R. Duni” di Matera, altra grande soddisfazione professionale».
Battaglia e i suoi assoli storici. «E’ una classifica che provo a stilare da anni, ma detto che quello in “Parsifal” – avevo appena ventidue anni – sia fuori concorso per motivi di affetto e popolarità, credo sia una bella lotta mettere ordine agli assoli che amo, ma provo a tracciare una compilation in ordine sparso: dunque, “Uomini soli”, il brano che ci fece vincere Sanremo e che eseguii con una chitarra acustica, un chitarrismoalla Al Di Meola, grande chitarrista con cui ho anche avuto il piacere di collaborare in tempi più recenti: c’è grande energia in quel pezzo, un elemento che non trovo nelle esecuzioni di altri chitarristi, anche superlativi: ho sempre l’impressione che manchi qualcosa, sono pignolo e a volte le trovo, se posso dirlo, debolucce…».
“Parsifal” e “Uomini soli”, assoli fuori concorso, un altro paio di titoli. «Trovo belli, felici, gli assoli di canzoni come “La mia donna” che i fan dei Pooh trovano in “Aloha”, oppure “L’altra donna”, una delle tracce più significative dell’album “Uomini soli”, ma poi ci sono altre cose che hanno segnato la mia vita, grandi “chitarre” che mi hanno convinto che suonare questo strumento fosse la strada giusta».
Ne dica uno, Battaglia. «Ho suonato sullo stesso palco di Jimi Hendrix, durante un suo concerto: il mio primo strumento era stata una fisarmonica, me la regalarono a sei anni; mi convertii alla chitarra sentendo gli Shadows, ma vedere e sentire Hendrix quel giorno mi fece sciogliere qualsiasi dubbio: chitarrista a vita».
Le sue dita suonano in un altro modo. Basta sentire le collaborazioni con Vasco. «Sono miei gli assoli in “Una canzone per te”, “Toffee” e “Va bene così”, penso che la mia chitarra sia perfettamente riconoscibile: e sulla riproducibilità del suono che avrei qualche riserva; vale il discorso che facevo su Hendrix: puoi suonare divinamente “Foxy lady”, ma fra le mani dell’autore ha un altro suono, il suo: punto».
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