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Lecce. A spasso nell’anfiteatro di Rudiae tra gladiatori e legionari

La sua memoria fluttuava nelle fonti storiche della seconda metà del 1500 e del 1600 allorquando riemerse un frammento marmoreo recante incisa l’epigrafe di Otacilia Secundilla figlia di un senatore di nome Marco vissuta a Rudiae,  antica città messapica e poi romana, a soli tre km da Lecce, tra la fine del I sec. d.C. e il primo ventennio del II sec. d.C. che, in virtù del suo mecenatismo, finanziò la costruzione dell’anfiteatro nella città natale del poeta Quinto Ennio. Di quell’edificio per spettacolo si erano perse le tracce, visibili a stento in superficie, e la labilità dei resti archeologici confusi nell’interpretazione tra una dolina di natura carsica o di un lacus per la raccolta dell’acqua piovana ne avevano cancellato il ricordo sino a quando gli archeologi hanno intrapreso scavi archeologici in quell’area trasformata in discarica a cielo aperto che hanno confermato la presenza dell’anfiteatro rudino così come lo aveva prefigurato nel 1907 Cosimo de Giorgi. Grazie a un accordo di fruizione e promozione, stipulato tra la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Brindisi, Lecce e Taranto e l’assistenza archeologica della società Archeologia Ricerca e Valorizzazione SRL, spin-off dell’Università del Salento in collaborazione con Regione Puglia e Comune di Lecce, dal 2018 è possibile visitare il Parco Archeologico di Rudiae e la gemma nascosta del suo anfiteatro, dove l’ApS Legio VIII Augusta, dopo le visite guidate degli archeologi, si cimenta in spettacoli e banchi didattici. In questo weekend è stata la volta della messa in scena di spettacoli gladiatori e del sacramentum militiae, cerimonia di giuramento solenne che sanciva il passaggio dallo status civitatis a quello militis. I tirones, le reclute, divenivano milites, ossia i legionari ormai sacrati con facoltà di uccidere i nemici che prestavano il servizio militare legati al loro comandante e fedeli ai ranghi dello status militis.

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