Taranto, schiaffeggia compagna davanti a figlia minore: in lacrime, chiama i poliziotti

TARANTO- Ha raccontato ai poliziotti di essere stata schiaffeggiata dal compagno convivente davanti alla figlia minore e sul collo aveva dei segni evidenti di aggressione quando gli agenti sono arrivati a casa: un 42enne è stato trasferito nel carcere di Taranto per il presunto reato di maltrattamenti nei confronti di familiari o conviventi.

È accaduto nella giornata del 30 agosto quando i poliziotti della Squadra Volante hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un 42enne tarantino.

I colleghi della Squadra Volante sono intervenuti per una segnalazione giunta alla sala operativa della Questura 113 di una lite violenta tra conviventi. Ad attendere gli agenti in strada, la richiedente che, in lacrime, ha spiegato loro di aver avuto, poco prima, un’accesa discussione con il convivente.

L’uomo, secondo il racconto della donna, al culmine della lite, l’avrebbe colpita in volto con un violento schiaffo e lei, per evitare che la situazione peggiorasse, ha preferito scendere in strada e attendere i soccorsi delle forze dell’ordine.

La donna, che ha presentato evidenti segni sul collo, ha chiesto ai colleghi di allontanare il compagno dalla propria abitazione essendo lei l’unica intestataria del contratto di affitto dell’immobile in cui vivono.

Ai poliziotti che lo hanno raggiunto in casa, il 42enne ha riferito di essere lui l’aggredito, sebbene non presentasse segni evidenti di percosse e/o aggressioni fisiche.

Secondo le affermazioni dell’uomo, in passato vi sono già stati diversi interventi delle forze dell’ordine presso la loro abitazione a causa dell’instabilità emotiva della donna. Gli agenti hanno invitato l’uomo ad allontanarsi dall’appartamento, mentre la bambina della coppia è stata affidata alla madre.

A seguito della denuncia formalizzata dalla donna e della rapida attività di indagine che ne è scaturita, il gip presso il Tribunale di Taranto ha condiviso la richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Taranto ritenendo che la misura cautelare in carcere fosse la più idonea per la tutela della vittima. L’uomo è stato tradotto presso la casa circondariale di Taranto.

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