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Salento, maxi sequestro milionario a due narcotrafficanti legati alla SCU

Si tratta di un 42enne di Nardò e un 37enne di Copertino, entrambi arrestati nel novembre scorso durante una vasta operazione antidroga

La lotta contro il narcotraffico in Salento segna un altro punto a favore dello Stato. Nelle scorse ore, la Polizia ha messo i sigilli a un vero e proprio impero economico riconducibile a due uomini già noti alle forze dell’ordine: un 42enne di Nardò e un 37enne di Copertino, entrambi arrestati nel novembre scorso durante una vasta operazione antidroga.

Secondo le indagini, i due erano figure chiave nello smercio di cocaina ed eroina su larga scala, rifornendo in modo sistematico sia il nord che il sud della provincia leccese. Non semplici spacciatori, ma referenti della Sacra Corona Unita, capaci di gestire flussi di droga e denaro su più livelli.

Oggi, il sequestro patrimoniale disposto dal Tribunale di Lecce ha colpito duramente: tra i beni bloccati figurano tre ville – di cui una adibita a casa vacanze sul mare –, un vivaio, una stazione di servizio, due auto di lusso, terreni agricoli, conti correnti e perfino un’impresa edile con sedi anche nel Nord Italia e un fatturato dichiarato di oltre sei milioni e settecentomila euro. Il valore complessivo dell’operazione supera gli otto milioni di euro.

Dietro il sequestro, un’indagine approfondita della Divisione Anticrimine della Questura di Lecce, che ha messo sotto la lente d’ingrandimento non solo i due soggetti, ma anche i loro familiari. L’obiettivo era chiaro: ricostruire il patrimonio accumulato e capire come, senza redditi dichiarati, fossero riusciti a costruire un tale impero. La risposta, ancora una volta, è l’intestazione fittizia: beni registrati a parenti o persone fidate per sfuggire ai controlli.

L’operazione è stata eseguita con un imponente schieramento di forze: Squadra Mobile, Commissariati di Nardò e Galatina, Reparto Prevenzione Crimine, Polizia Stradale e perfino l’ausilio del Reparto Volo di Bari.

Le autorità parlano di un’azione fondamentale non solo per “seguire il denaro”, ma per colpire al cuore il potere economico della criminalità organizzata. Perché togliere i beni significa togliere forza, influenza, controllo sul territorio. E proprio in questa direzione si muovono le direttive ministeriali: agire sul fronte patrimoniale per proteggere il tessuto sociale ed economico della comunità.

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