L’importanza di parlarne, di abbattere il muro dell’indifferenza, di imparare il coraggio e il rispetto. Davanti a tutto questo si sono ritrovati nei giorni scorsi i giovani di Impact nella Sala Blu del Giffoni Film Festival.
Momenti di riflessione e anche testimonianze sull’argomento che Mirko Cazzato, originario di Lecce, studente e fondatore a 14 anni di “Mabasta” ha potuto ascoltare e con cui lui stesso è riuscito ad interfacciarsi provando a spiegare ciò che è diventato il movimento contro il bullismo creato da lui e cosa vuole rappresentare per i ragazzi a partire dalla tenera età.
Il progetto “Mabasta” viaggia in lungo e in largo in Italia: nelle scuole, nelle classi, tra le associazioni e tra i giovanissimi, con un’unica mission: parlare per sconfiggere un fenomeno che porta spesso e addirittura alla morte di tanti ragazzi.
Tutto è nato da un episodio accaduto a Pordenone nel 2016 e Mirko ha raccontato proprio come ha mosso i primi passi per fondare il movimento nato dall’esigenza di dare degli strumenti tra comportamenti e atteggiamenti da adottare sia per chi è vittima di bullismo sia per chi compie atti di bullismo. Le sei semplici azioni dell’originale innovativo “Modello Mabasta” sono pratiche e rendono i giovani protagonisti ma soprattutto gli adulti consapevoli.
I giffoners hanno posto tantissime domande al fondatore di “Mabasta” raccontando anche qualche esperienza spiacevole, trovando la forza in quelle parole di speranza.
Al termine dell’incontro al giovane salentino è stato conferito un premio per l’impegno socale e per i grandi risultati conseguiti.
«Quella del bullismo è una tematica delicata, combattiamo dal basso un fenomeno diventato piaga mondiale. C’è chi ancora muore. Combatto il bullismo perché porta alla morte di tanti ragazzi che potenzialmente possono rappresentare il futuro. Quando parliamo di bullismo e cyberbullismo pensiamo che sia una cosa lontana da noi – ha spiegato Mirko Cazzato – e invece no».
Il giovane ha poi elencato alcune delle azioni che insieme ai suoi collaboratori ora porta in giro per le scuole: «Ogni classe deve eleggere un docente che si occupi di bullismo e devono farlo gli studenti perché devono sentirsi liberi di avere un rapporto confidenziale con quell’insegnante – ha sottolineato – poi bisogna dare ad ogni ragazzo un questionario anonimo in cui raccontano le loro esperienze e ciò che vivono in classe e ancora tra di loro far eleggere i “bulliziotti” che riescano a creare un gruppo che possa aiutare i bulli e le vittime a comprendere». La conoscenza del fenomeno passa anche per degli adulti consapevoli: «Tanti non vogliono la nostra presenza all’interno delle scuole – ha concluso Cazzato – non sempre è semplice e purtroppo ci sono tanti insegnanti e dirigenti che non ci ascoltano. Questi comportamenti però ci fanno capire che anche gli adulti hanno bisogno di una mano per comprendere».
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