BARI – Potrebbe aver agito in concorso con altri, Vincenzo Coviello, il 52enne ex impiegato di Intesa Sanpaolo, almeno questo è il sospetto della Procura del capoluogo che lo ha indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici della banca e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato.
L’ex bancario – licenziato lo scorso 8 agosto – avrebbe agito “verosimilmente in concorso e previo concerto con persone da identificare (mandante e destinatario delle informazioni riservate), al fine di procurare a sé o ad altri, attraverso la consultazione di quei dati, notizie che dovevano rimanere segrete”. Queste le parole usate dai procuratori Rossi e Maralfa nelle sei pagine del decreto di perquisizione, perquisizione che si è svolta nelle scorse ore sia a casa di Coviello, sia sul suo posto di lavoro, nel distaccamento di Bisceglie della Filiale Agribusiness di Barletta. Al momento saranno sottoposti a verifica forense smartphone, tablet, hard disk e dispositivi informatici.
Secondo l’accusa il dipendente, “con abuso delle sue mansioni” si sarebbe introdotto con facilità nel sistema informatico dell’istituto di credito “protetto di misure di sicurezza ma senza hackerarlo, e ivi mantenendovisi contro la volontà di chi aveva il diritto di escluderlo”.
E si tratta di 6637 accessi abusivi relativi a 679 filiali e a 3572 clienti” dal febbraio 2022 al luglio 2024, tra cui un professionista di Bitonto che ha sporto querela proprio il 22 luglio scorso, dando avvio alle indagini e al licenziamento dell’impiegato. Sarebbe emerso anche che Coviello avrebbe semplicemente cercato nei sistemi della banca i nominativi di determinate persone (tra cui la premier Giorgia Meloni, i ministri Santanché, Fitto e Crosetto, il presidente del Senato La Russa) e avrebbe avuto accesso ai dati dei conti.
Ma nonostante questo, secondo la Procura Intesa Sanpaolo non avrebbe comunicato tempestivamente agli inquirenti i dati degli accessi abusivi effettuati dal funzionario
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