Il presidente del Potenza, Donato Macchia, torna a parlare. Dopo l’esonero di Lerda e il mancato ritorno di Giuseppe Raffaele, ha deciso di fare chiarezza nella sala stampa dello stadio “Viviani”.
L’ADDIO ESTIVO – “Parlando di Raffaele dobbiamo fare un piccolo passo indietro – spiega il numero uno rossoblu -. Quando Giuseppe è arrivato da noi nella passata stagione, abbiamo stipulato un contratto con rinnovo automatico per il campionato successivo. In estate abbiamo cominciato a programmare la nuova annata con lo stesso Raffaele, il quale ha chiesto un anno di contratto aggiuntivo. Come società gli abbiamo risposto: “Iniziamo il campionato e, perché no, rinnoviamo”. Lì si è interrotto tutto. In quel momento non potevamo immaginare di avere in panchina un allenatore con poche motivazioni, non era il massimo, così abbiamo cambiato i nostri piani”.
L’ULTIMA TRATTATIVA – “Comprendo la delusione della piazza, ma voglio raccontare i fatti in modo chiaro – continua Macchia -. Il nostro direttore sportivo ci aveva messo a disposizione tre allenatori (per sostituire Colombo, ndr), io e mio figlio abbiamo scelto Lerda. Quindi, non diamo addosso sempre a Natino. Dopo la sconfitta con il Taranto, però, abbiamo deciso di cambiare. La nostra scelta è ricaduta su Raffaele perché a Potenza ha lasciato un ottimo ricordo, indipendentemente dal fatto che fosse ancora sotto contratto. Così, ho comunicato la decisione di richiamarlo in panchina a Nicola e a Natino Varrà. Nella notte tra lunedì e martedì lo abbiamo contattato e lui ha accettato l’invito a discutere. Essendo tesserato aveva due opzioni: continuare con noi o rescindere, ma la nostra intenzione era la prima. Raffaele ha chiesto il reintegro di Catalano come preparatore dei portieri e per noi andava, ma altre richieste tecniche non ne abbiamo ricevute, anche perché Giuseppe gradiva la presenza del Diesse Varrà”.
MANCATO ACCORDO – “Raggiunta l’intesa dal punto di vista tecnico, anche in previsione della campagna acquisti di gennaio, abbiamo messo a posto gli aspetti economici accogliendo le richieste di Raffaele – conclude Macchia -. Il giorno dopo, giovedì, durante la mattinata ho appreso che la sottoscrizione del contratto non era ancora avvenuta. Nel pomeriggio mi è stato riferito che esisteva un problema, ma non capivo quale fosse. Raffaele mi ha detto che aveva problemi familiari seri e importanti che non lo mettevano nelle condizioni di siglare l’accordo. Davanti a questi impedimenti, ovviamente, gli ho fatto presente che non si poteva andare avanti. Questo è quello che è successo, non ciò che si scrive sui social”.
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