CAROVIGNO – Dopo aver ucciso Tonino e Caterina, Cosimo aveva meditato di ammazzare anche l’altro fratello, Carmelo, il germano che, nel pomeriggio dell’1 marzo, aveva trovato i corpi senza vita delle due vittime nel casolare di contrada Canali. Come Caino, più di Caino: tanto emerge dal racconto reso agli inquirenti dall’83enne di Serranova in carcere dal pomeriggio di mercoledì. La confessione resa dall’indagato al pubblico ministero Francesco Carluccio prima del provvedimento di fermo assume, a poche ore dalla svolta nelle indagini dei carabinieri della compagnia di San Vito, contorni ancora più agghiaccianti. Dettagli, pure, che dovranno trovare o meno conferme nei nuovi rilievi eseguiti nella mattinata di giovedì dai militari del SiS di Bari
Un ritorno sul luogo del delitto, doveroso per cristallizzare, in maniera forse definitiva, la dinamica di quanto accaduto il 28 febbraio, quando Cosimo, questo ha raccontato agli investigatori, aveva raggiunto la casa di Tonino armato di fucile. Poi, una settimana di indagini, intercettazioni, raffronti. Fino a quando il cerchio non si è chiuso attorno a all’83enne, a quel fucile rinvenuto e sequestrato, compatibile con il delitto.
Coniugi uccisi, il movente: eredità, ma non solo
Il movente: questioni futili, come il taglio di un albero da un terreno, altre economiche legate, pure, all’eredità di un altro fratello, Angelo, morto lo scorso anno, e ad un testamento olografo a cui Cosimo si era sempre opposto. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, nel pomeriggio del 28 febbraio, l’83enne esce dalla sua casa di San Vito e, in auto, raggiunge Serranova con l’intenzione di uccidere Carmelo. Non trovandolo, bussa a casa di Tonino, che apre la porta. In quel momento, parte un colpo di fucile, secondo l’indagato accidentale, che uccide il 70enne. Poi, per eliminare una testimone scomoda, Cosimo ricarica l’arma ed esplode due colpi all’indirizzo di Caterina che, inutilmente, aveva cercato di rifugiarsi in camera da letto. Dopo essere uscito dal casolare, Cosimo scarica il fucile nelle campagne.
Il giorno dopo, all’alba, Cosimo esce nuovamente di casa, sempre direzione Serranova, meditando nuovamente di uccidere Carmelo, ancora ignaro di quanto accaduto. Infine, rientra a casa. Il resto, è noto: dopo la scoperta dei corpi, i carabinieri trovano prima le cartucce, poi, qualche giorno dopo, il fucile, acquistato solo poche settimane prima. Da qui, gli ascolti, l’interrogatorio, il fermo e il carcere dove Cosimo, solo in una cella, dovrà fare i conti, prima ancora che con la giustizia, con una sua eventuale coscienza.
Coniugi uccisi: nessun rimorso
Secondo il magistrato, sussistono specifici e concreti elementi che provano il pericolo di fuga. Una fuga che Cosimo stava, secondo il pubblico ministero, già pianificando. Da qui, il provvedimento di fermo e la traduzione in carcere. Sempre secondo il magistrato, sono due gli elementi che colpiscono dal racconto di Cosimo. Ovvero, la determinazione criminale con la quale ha commesso, secondo l’accusa, il duplice omicidio, per altro con sicura premeditazione. Il fucile, infatti, sarebbe stato acquistato proprio con quello scopo. Il secondo elemento: la presunta assenza di rimorso, testimoniata, secondo il pm, dalla meditazione di uccidere anche Carmelo a poche ore dal duplice omicidio. Accuse, null’altro, che dovranno essere poi sviluppate e accertate nelle opportune sedi. Nei prossimi giorni, nei prossimi mesi.
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