“Quella odierna non è la prima audizione che affrontiamo. E, a tal proposito, devo sostenere che finora nessuno degli ultimi Governi è stato in grado di sciogliere un nodo che appartiene in materia strategica alle politiche industriali del Paese”. Ha esordito così Rinaldo Melucci, sindaco di Taranto, nel corso della sua audizione davanti alla 9a Commissione del Senato riunita per la gravissima crisi dell’ex ILVA.
Prendendo la parola, il primo cittadino ha subito sottolineato l’importanza di bilanciare la tutela della salute e della vita dei cittadini con le esigenze occupazionali, riconoscendo al contempo le sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che richiedono correttivi nell’attività produttiva.
“Come ben sapete, il sindaco ha principalmente il compito di tutelare la salute dei cittadini e non può tracciare iperboli collegate esclusivamente ai numeri drammatici dell’occupazione piuttosto che ad altre questioni relative alle tecnologie o agli assetti dell’acciaio del nostro Paese. È imperativo agire in conformità con i principi costituzionali che sanciscono il mantenimento della salute ambientale anche perché ce lo impongono le due sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Al punto in cui siamo arrivati non abbiamo tanti scenari davanti. Ce n’è uno solo: passare ad un Ilva più piccola, più moderna e sicura”.
“Se allora vogliamo provare a rilanciare quella produzione nel rispetto delle politiche europee, noi non possiamo fare altro che chiudere le fonti inquinanti, convertendo radicalmente le tecnologie di quello stabilimento. In Italia siamo leader di queste tecnologie, i forni elettrici piuttosto che il preridotto – ha aggiunto Melucci -. Per fare questo servono tanti soldi, ne siamo consapevoli. Ma abbiamo un treno che è quello dei fondi europei del Just Transition Fund, che non ripasseranno più come in questo momento”.
Il sindaco ha quindi evidenziato l’urgenza di mettere in sicurezza i crediti dell’indotto a Taranto e ha manifestato la disponibilità a collaborare con il Governo per raggiungere un accordo di programma centrato sull’obiettivo prioritario della salute. “Far saltare oggi l’indotto significa fermare la supply chain dell’Ilva, significa non garantire a nessuno di far ripartire quella macchina così complessa. In tutto questo siamo disponibili a collaborare con il Governo, lo abbiamo scritto qualche giorno fa al ministro Urso, continuando a lavorare all’ipotesi di un accordo di programma. Il piano industriale stia centrato su quell’obiettivo della salute che ormai è imprescindibile, dobbiamo ridare fiducia a una comunità che è molto stanca, ma determinata. In questo momento, più che mai, serve che il Governo abbia coraggio. E’ una questione vitale per Taranto e per l’intero Paese”, ha concluso.
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