“Dobbiamo essere chiari: finché il governo continuerà ad accettare il riesame AIA che prevede l’accensione di altiforni alimentati con il ciclo integrale a carbone, ogni discorso sulla decarbonizzazione dell’ex Ilva è solo pura fantasia. I tarantini continueranno ad essere avvelenati, gli inquinanti nell’aria aumenteranno e la salute di tutti sarà messa a repentaglio”. Così in una nota Mario Turco, vicepresidente M5s e coordinatore del comitato Economia, Lavoro, Imprese.
“Con Meloni e Urso si ripristina dunque il ricatto occupazionale. Questo è quanto accaduto con l’accordo che riduce da 5200 a 4200 i lavoratori in cassa integrazione. In cambio della continuità produttiva a carbone, si accetta un numero di lavoratori in cassa integrazione più basso. Un progetto diabolico che ci riporta indietro negli anni, come se niente fosse accaduto. Si disattendono le sentenze, compresa quella della Corte di Giustizia Europea, e le ultime risultanze ambientali di Arpa Puglia che confermano la presenza di inquinanti dannosi per la salute e l’ambiente, nonostante i livelli produttivi minimi”, evidenzia Turco.
“Di fronte a tutto ciò, continuiamo a chiedere un accordo di programma che preveda la chiusura delle fonti inquinanti e la riconversione economica, sociale e culturale di Taranto. Il piano di Urso e Meloni è chiaro: far credere che a Taranto si può continuare a produrre a carbone, nel tentativo di vendere il polo siderurgico, sperando che gli acquirenti non si accorgano che è una bomba ecologica. Siamo di fronte a un governo irresponsabile, che sta tentando disperatamente di vendere la fontana di Trevi come Totò. Nel frattempo, però, ai tarantini spetta pagare il conto in termini di vite umane e malattie”, conclude Mario Turco.
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