Sciopero sanità privata, in piazza per rinnovo contratti collettivi

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Una mobilitazione diffusa che ha visto scendere in piazza operatori sanitari e socio-sanitari della sanità privata e delle RSA in oltre 20 città italiane, nell’ambito dello sciopero nazionale di 24 ore proclamato da Cgil, Cisl e Uil.

Al centro della protesta, il mancato rinnovo dei contratti collettivi, alcuni dei quali fermi da sei fino a tredici anni, e la richiesta di regole vincolanti per l’accreditamento delle strutture sanitarie private con il sistema pubblico.

I lavoratori, circa 200mila in tutta Italia, operano all’interno di ospedali privati e residenze sanitarie per anziani. Secondo i sindacati, nonostante i numerosi precettati per garantire i servizi essenziali, l’adesione è stata massiccia in tutte le regioni, con manifestazioni che hanno coinvolto tutti i capoluoghi di regione, da Palermo a Milano, da Bari a Torino.

In una nota congiunta, i segretari nazionali Barbara Francavilla (Fp Cgil), Roberto Chierchia (Cisl Fp) e Ciro Chietti (Uil Fpl) hanno evidenziato il blocco della contrattazione da parte di Aiop e Aris, lamentando l’assenza di una copertura da parte di Governo e Regioni, e puntando il dito contro il “silenzio assordante” del Ministero della Salute e della Conferenza delle Regioni.

Secondo i dati del Rapporto Oasi 2024 del Cergas Bocconi, le strutture sanitarie private accreditate gestiscono mediamente il 32% dei posti letto del SSN, con punte del 53% nel Lazio e del 44% in Lombardia. Ancora più significativa la presenza nel settore socio-sanitario per anziani, dove l’85% delle strutture è privato.

La richiesta sindacale è duplice: da un lato, il rinnovo immediato dei contratti; dall’altro, l’introduzione di norme chiare che colleghino l’accreditamento delle strutture all’applicazione di contratti firmati dalle sigle maggiormente rappresentative, con vigenza contrattuale allineata a quella della sanità pubblica. “Non si può fare margine e utile scaricando il rischio d’impresa sui fondi pubblici”, ha affermato Francavilla.

Alla protesta ha preso parte anche la UGL Salute. Il segretario nazionale Gianluca Giuliano e il segretario generale Paolo Capone hanno guidato un presidio davanti al Ministero della Salute, dove sono stati ricevuti dal capo della Segreteria tecnica Stefano Moriconi, che ha aperto alla possibilità di lavorare verso un contratto unico pubblico-privato.

“Essere qui è un dovere verso 200mila operatori lasciati senza contratto da anni – ha dichiarato Capone -. I lavoratori della sanità svolgono una missione sociale e meritano dignità e diritti”.

Le sigle annunciano ulteriori azioni a livello nazionale e locale, anche tramite il coinvolgimento degli Ispettorati del lavoro, per verificare il rispetto dei contratti collettivi e la corretta gestione dei carichi di lavoro nelle strutture sanitarie.

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