“Un aiutino niente male: un miliardo di euro che, con tutta probabilità, sarebbe stato meglio veicolare verso altre destinazioni, vere urgenze. Un miliardo di monetine da un euro verso una produzione fallimentare che ancora ci si ostina a definire strategica per la nazione”. Lo sottolinea, in una nota, l’associazione Genitori Tarantini in merito alla norma del Dl Aiuti bis che autorizza Invitalia a sottoscrivere aumenti di capitale o diversi strumenti fino a un miliardo di euro far fronte alla crisi di liquidità dell’ex Ilva. “E così, prima del Requiem, prima della definitiva sepoltura, questo Governo ha deciso di dare ulteriore ossigeno alla ‘morta per eccellenza’, l’ex Ilva di Taranto, chiamata, giusto prima del De profundis, Acciaierie d’Italia – proseguono gli attivisti -. Non c’è dubbio alcuno sulle intenzioni di Governo, azienda e sindacati: l’area a caldo continuerà a funzionare, con l’aspettativa di raggiungere il massimo della produzione entro i prossimi due anni, così da poter dare lavoro a Genova e Novi Ligure”. L’associazione rammenta il rapporto della Commissione Salute dell’Organizzazione delle nazioni Unite che include Taranto tra le “zone di sacrificio” e le “cinque condanne comminate dalla Corte europea per i diritti umani a carico dello Stato italiano, colpevole di non aver tutelato la salute dei tarantini”.
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