BARI – La droga e tutte le attività criminali venivano definite con un linguaggio criptico e a impartire gli ordini a tutto il clan ci pensava il boss Giuseppe Misceo, “il fantasma”, direttamente dal carcere di Secondigliano a Napoli.
Associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione illecita di stupefacenti e tre tentati omicidi, tutti aggravati dall’agevolazione mafiosa. Questi alcuni dei reati contestati alle 22 persone arrestate dal nucleo Gico della guardia di finanza su richiesta della Dda della procura di Bari, e ritenute vertici e membri del clan Misceo di Noicattaro, nel Barese.
Tra questi, quattro arresti, per il duplice tentato omicidio del 3 marzo 2021 (in cui rimasero feriti Luca Belfiore e Luciano Saponaro, ritenuti vicini al clan) sono invece stati eseguiti dai carabinieri. Gli indagati in totale sono 69. Dalle indagini sono anche emersi investimenti della criminalità nelle attività commerciali.
Se per anni il clan Misceo riusciva a convivere tra Noicattaro e dintorni con il clan Annoscia (supportato dai Parisi – Palermiti del capoluogo), a scatenare la guerra tra i due gruppi ci sarebbe stata l’occupazione abusiva di un alloggio popolare disponibile con la morte del legittimo assegnatario, e il controllo delle piazze di spaccio, sfociata nel tentato duplice omicidio del 2021 nel pieno centro della cittadina. A mettere pace arrivò Giovanni Palermiti, figlio del boss Eugenio. Arrestato anche un cosiddetto ‘favellante’, Alessandro Rubino, uomo del clan Misceo che celebrava i riti di affiliazione. Ma ciò che preoccupa maggiormente gli inquirenti è la sempre più massiccia presenza dei cellulari nelle carceri, portati anche con i droni
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