Il sequestro preventivo da oltre 60 milioni di euro eseguito dalla Guardia di Finanza di Bari ha colpito la società consortile a responsabilità limitata Soa, operante nel settore dei servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci, e le cooperative Mida, Lexlab e Agon.
In particolare, alla Soa sono stati sequestrati 38,5 milioni, alla Mida 15,9 milioni, alla Lexlab più di 3,5 milioni e alla Agon 3,8 milioni. Indagati a piede libero l’amministratore della Soa Oronzo Angiulli (considerato dalla Procura ‘amministratore di fatto’ anche delle altre cooperative), Gabriela Selcuk e rappresentanti legali della Lexlab, Donato Raspatelli e Marco Bellini della Mida, Vanna Ruggeri della Agon. A loro sono contestati i reati di dichiarazione fraudolenta mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e omesso versamento dell’Iva, fatti relativi agli anni tra il 2016 e il 2021.
Come ricostruito dagli inquirenti la Soa (definita “società filtro”), dopo aver ricevuto alcuni lavori in appalto da marchi importanti della grande distribuzione, li avrebbe poi subappaltati a cooperative (“società serbatoio”) di fatto amministrate dalla stessa persona, Angiulli, ma formalmente da soggetti definiti dagli inquirenti “teste di legno”. E gli stessi dipendenti, sulla carta assunti dalle cooperative, sarebbero stati invece lavoratori della Soa.
Le cooperative avrebbero emesso fatture alla Soa “corrispondenti ai costi relativi al personale”, accumulando nel frattempo “ingenti debiti Iva sistematicamente non versati all’amministrazione finanziaria”. La Soa, attraverso i “simulati contratti di subappalto (in realtà somministrazioni irregolari di manodopera)”, avrebbe maturato “un indebito credito Iva utilizzato per compensare in tutto o in parte il debito Iva generato dalle fatture attive emesse nei confronti delle società committenti”.
“Emerge con palmare evidenza – scrive il gip Giuseppe Montemurro che ha firmato il provvedimento – la riconducibilità di tutte le cooperative investigate a un unitario centro di interesse, facente capo” ad Angiulli. “Le società cooperative coinvolte nella vicenda”, scrive ancora il gip, sono state “costituite e strumentalmente utilizzate come ‘bad companies’, sulle quali far confluire ingenti debiti Iva”, nella consapevolezza che si sarebbero “impunemente sottratte al pagamento di quei debiti Iva”.
“Le società cooperative – si legge ancora nel decreto – utilizzano le strutture e i mezzi del consorzio per la gestione del personale e l’esecuzione dei servizi”.
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