“Cos’è un nome? Ciò che chiamiamo rosa, con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso profumo”. Partiamo di qui, da un nome. Le parole del drammaturgo inglese William Shakespeare – o chi per lui dato che si narra di una lista infinita di possibili ghost writer – rendono benissimo l’idea. Il nome in questione è Avetrana. La cittadina del Tarantino negli ultimi giorni è salita di nuovo alle cronache – purtroppo anche giudiziarie – per la messa in onda di una serie prodotta da Groenlandia e diffusa sulla piattaforma Disney + che racconta proprio quanto accaduto nel piccolo paese della provincia ionica e che tenuto incollati per mesi tutti gli italiani davanti alla tv: l’omicidio della giovanissima Sarah Scazzi.
A qualche giorno dalla messa in catalogo della serie firmata dal regista bitontino, Pippo Mezzapesa – reduce del successo di Ti mangio il cuore con una meravigliosa Elodie Patrizi –, il sindaco di Avetrana, Antonio Iazzi, fa di tutto per bloccarne la diffusione. Al primo cittadino il titolo scelto – Avetrana, qui non è Hollywood – proprio non va giù tanto da fare ricorso al Tribunale di Taranto che in men che non si dica ne stoppa la messa in onda.
Il sindaco rivendita che “l’operazione avrebbe potuto arrecare pregiudizio all’immagine di Avetrana” e “la intitolazione potrebbe indurre gli utenti del prodotto cinematografico ad associare la città alla vicenda di cronaca nera, suscitando negli stessi l’idea di una comunità potenzialmente criminogena, retrograda ed omertosa”.
Insomma, Avetrana – per Iazzi – non si identifica con il caso di nera dell’agosto del 2010. Niente. E questo è certo. E nemmeno i suoi abitanti, gli stessi che per settimane hanno affollato via Grazia Deledda, si sono offerti alle telecamere dicendo la propria, raccontando curiosità e aneddoti sulla famiglia Misseri al centro del brutto caso di cronaca nera, e – in alcuni casi – offrendo anche vettovaglie e supporto ai tantissimi giornalisti che da ogni parte di Italia e per qualsiasi trasmissione o tg sono arrivati nella cittadina tarantina. No, nessuno. Tutti questi cittadini oggi, a distanza di 14 anni, sono estinti, spariti, eclissati, espatriati.
Ora, quindi, cosa c’entra Shakespeare in tutto ciò? C’entra per il semplice fatto che alla serie – come richiesto dal sindaco – si può anche cambiare il nome ma non cambierà mai ciò che è stato, come per Cogne, Erba o Perugia. Avetrana potrà anche non essere Hollywood ma così torna al centro del circo mediatico.
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