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Saverio Sticchi Damiani al Senato - Pres. US Lecce

US Lecce, Sticchi Damiani al senato tira le orecchie al calcio italiano

Il presidente dell’US Lecce Saverio Sticchi Damiani, ospite al Senato per la 7ª Commissione “Cultura e patrimonio culturale, istruzione pubblica, ricerca scientifica, spettacolo e sport”, che si sta occupando delle “Prospettive di riforma del calcio italiano”, ha “tirato le orecchie” al calcio italiano. Lo ha fatto come sempre da par suo, con il garbo che lo contraddistingue ma con concetti, numeri e leggi a supporto del suo discorso. Un discorso teso, ovviamente a rispondere alle accuse mosse più o meno direttamente dal numero uno della FIGC Gabriele Gravina ribadendo la sostenibilità dell’azienda, che ha chiuso l’ultimo bilancio in utile, in totale controtendenza rispetto alla maggioranza del panorama nazionale. La maggioranza di stranieri che compongono il Lecce Primavera fa parte di un campionato in cui i calciatori non italiani sono il 23 percento, al contrario della massima serie, vero focus delle problematiche che attanagliano la Nazionale di Spalletti secondo Sticchi. In A, vero bacino di scelta per gli azzurri, gli stranieri impiegati superano il 60%. Poi, oltre ai dati, ci sono le leggi, quelle già presenti che potrebbero dare un grosso contributo al movimento calcistico italiano nella direzione dei giovani talenti; è il caso della Legge Melandri e sulla conseguente ripartizione di fondi provenienti dai ricavi televisivi, imperniata per tantissimi anni su due criteri (spettatori paganti e audience), totalmente sbilanciati verso i grandi club. Il terzo criterio, l’utilizzo dei giovani calciatori dai 15 ai 23 anni formati nei settori giovanili di appartenenza, è stato oggetto di decreto attuativo solo nel 2024, con una valenza che, parzialmente, sarà applicata solo a partire dal prossimo campionato. Poi una stoccata a quei club che vorrebbero portare la Serie A da 20 a 18 squadre: il motivo, secondo il Sticchi Damiani, va ricercato nelle cause scelte dalle società fautrici del progetto riduzione. In sintesi, c’è poca coerenza tra il voler ridurre le partite per tutelare la salute dei calciatori e poi organizzare prima e dopo i campionati tournee intercontinentali per mettere a bilancio proventi.

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