Tutto sbagliato, tutto da rifare, come diceva Gino Bartali. Dovranno essere riconvocate al più presto le elezioni per il rinnovi del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati.
Il Consiglio Nazionale Forense, accogliendo i ricorsi presentati dagli avvocati Di Maggio, Donvito, Orlando e Comegna, ha annullato integralmente per violazione di legge il verbale della Commissione Elettorale dello scorso 23 gennaio (che sanciva l’ineleggibilità dei ricorrenti) e tutti gli atti successivi, e ha annullato integralmente per violazione di legge il verbale della stessa Commissione del 28 gennaio (che escludeva i ricorrenti dal novero degli eletti) e tutti gli atti successivi e conseguenti.
Risulta pertanto nulla l’elezione del presidente Giovanni Cigliola avvenuta il 31 gennaio nella prima seduta del Consiglio dell’Ordine, convocata d’urgenza e anche le nomine di D’Errico vice presidente, Todaro segretario, Fischetti tesoriere, Casiello alla Scuola Forense.
Il dispositivo prevede adesso “la rinnovazione degli atti del procedimento elettorale successivi alla presentazione delle candidature” e la nomina di una nuova Commissione elettorale “in diversa composizione” che dovrà procedere ad una nuova valutazione di ammissibilità delle 57 candidature già presentate.
I giudici, in particolare, sanciscono l’esistenza di “conflitto di interessi” all’interno della Commissione Elettorale che aveva deciso l’ineleggibilità dei ricorrenti e la “illegittima attribuzione di valore doppio al voto del Presidente, in virtù del richiamo a un regolamento del COA, peraltro inapplicabile”.
“In eccesso palese di potere – prosegue il dispositivo – la Commissione elettorale, inoltre, ha deliberato, in violazione di legge, dapprima l’incandidabilità e, successivamente, la ineleggibilità dei reclamanti per la pretesa violazione del divieto del terzo mandato, non considerando come gli stessi non abbiano partecipato alla Consiliatura 2019/2022, in tal modo interrompendo la consecutività dei mandati rilevanti ai fini del divieto previsto dalla Legge n. 113/2017, per come interpretata dalla Corte Costituzionale con la sentenza n. 173/2019”.
Il Consiglio attualmente in carica dovrebbe ora procedere entro 10 giorni alla presa d’atto della sentenza e all’indizione della nuova consultazione elettorale. Vi sarà certamente, almeno un ricorso alla Corte di cassazione, ultimo grado di giudizio, da parte della attuale “maggioranza”: procedura che richiederà, comunque, tempi lunghi di giudizio (almeno tre-quattro mesi) e che non bloccherà, in ogni caso, l’esecutività dei provvedimenti del CNF.
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