Francavilla Fontana, omicidio Paolo Stasi: tragica anomalia criminale

FRANCAVILLA FONTANA – Proseguono senza sosta le indagini sull’omicidio di Paolo Stasi: un giallo, un drammatico rebus, una tragica anomalia criminale.

L’orario, il luogo, l’arma utilizzata, il modus operandi del killer. Sono questi gli elementi che, semplicemente, non quadrano nel tragico rebus che nasconde la verità sull’omicidio di Paolo Stasi. A quasi una settimana dal delitto, siamo tornati in via Occhi Bianchi, incastrando alcuni elementi che, se pur parzialmente cristallizzati, appaiono come drammatica anomalia di fronte alla cronaca criminale, almeno quella contemporanea.

L’orario e il luogo

Le immagini che vedete sono state girate su via di Vagno alle 18 di martedì, ovvero 6 giorni dopo il terribile omicidio. Traffico, luci al neon, attività commerciali, telecamere. La casa della famiglia Stasi si trova a pochi metri dalla strada, in via Occhi Bianchi. Si è quasi dato per scontato, sensi di marcia alla mano, che il killer sia passato da qui, magari accompagnato da un complice in auto o in moto. Ma un killer non rispetta la segnaletica e, soprattutto, non cerca visibilità. Più probabile che l’assassino, per raggiungere l’abitazione di Paolo, abbia usato la più periferica via Settembrini da cui, con facilità, è possibile raggiungere la Statale 7. A meno di avere un mezzo, una moto o un’auto guidata da un complice, pronta per la fuga.

L’arma utilizzata

In attesa di conferme dall’autopsia, la prima ispezione sul corpo di Paolo Stasi ha rivelato la presenza di due fori. Uno, sulla schiena, punto di ingresso del proiettile. Uno, sul torace, punto di uscita, senza evidenti perdite di sangue. Si tratta del secondo colpo sparato dall’assassino, con il 19enne che, dopo essere stato raggiunto di striscio dal primo sparo sopra al petto, avrebbe voltato, fatalmente, le spalle al killer. I rilievi avrebbero confermato l’utilizzo di un’arma di piccolo calibro, incapace di lasciare a terra i bossoli. Il quadro sembra compatibile con una pistola a tamburo, magari una calibro 22, o, in ultima analisi, con un’arma a gas mortalmente modificata.

Il modus operandi

L’analisi di questi fattori, laddove confermata, lascia aperti molti dubbi, lascia, senza risposta, troppi interrogativi. Perché un sicario, questa la tesi comune, non agisce a quell’ora, in pieno centro abitato, davanti a decine di telecamere – ma nessuna puntava sull’ingresso dell’abitazione del 19enne – con un’arma che, in alcun modo, può garantire un’azione evidentemente premeditata. E allora, per quanto sia impossibile avanzare ipotesi sul movente, questo compito spetterà agli investigatori, la sensazione è che il killer abbia agito, nonostante tutto, di istinto, in preda ad una furia omicida quasi improvvisa, con tempi relativamente brevi tra la decisione di raggiungere, arma in pugno, l’abitazione di Stasi e il momento in cui, per ben due volte, ha premuto con incredibile rabbia sul grilletto.

I controlli serrati

Nel frattempo, nei giorni scorsi, i carabinieri della locale Compagnia al comando del capitano Alessandro Genovese hanno eseguito dei servizi straordinari di controllo del territorio con numerose pattuglie e perlustrazioni nel centro abitato e nelle aree periferiche della città, nel corso dei quali sono state segnalate alla Prefettura due persone trovate in possesso di sostanze stupefacenti ed è stata denunciata a piede libero, una persona trovata in possesso di un manganello proibito. Complessivamente sono stati controllati 98 automezzi e identificate 149 persone, controllate 31 persone sottoposte agli arresti domiciliari ed eseguite 6 perquisizioni personali e 4 perquisizioni domiciliari, controllati 6 esercizi pubblici.

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