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Niente cibo, acqua e conversazioni con parenti: l’ombra di una setta in Salento

“Un discendente diretto di Dio con poteri di guarigione psichica e fisica, leader spirituale di un gruppo di preghiera di tipo terapeutico-sincretico”.

È così che si definisce Kadir, un 40enne residente a Miggiano, che è stato querelato dal padre di un 47enne foggiano il quale, dopo aver saputo dell’esistenza della setta guidata dal santone salentino tramite Facebook, avrebbe cambiato radicalmente il suo modo di vivere, allontanandosi da casa, non intrattenendo alcun rapporto con i parenti e chiedendo somme di denaro senza mai restituirle.

Il cambiamento del giovane, secondo quanto ricostruito nella denuncia-querela presentata alla Procura della Repubblica di Lecce dall’avvocato Rita Ciccarese che assiste il genitore, sarebbe iniziato nei mesi di marzo e aprile 2023. In questo periodo, il 47enne foggiano avrebbe iniziato a ricevere frequenti ed insistenti telefonate dal presunto santone, durante le quali proponeva un percorso di “salvezza dell’anima”. Secondo quanto denunciato dal padre, durante i colloqui, il figlio sarebbe stato più volte invitato a prendere le distanze dalla propria famiglia, e a partecipare ad un percorso spirituale, seguendo determinati precetti religiosi utili alla “salvezza dell’anima”.

Quest’ultimo monito sarebbe stato preso alla lettera dal 47enne che, nell’agosto 2023, avrebbe deciso di allontanarsi da casa senza farvi più ritorno, trasferendosi definitivamente a Miggiano, per iniziare una convivenza con il santone Kadir e i suoi seguaci, obbedendo fedelmente agli ordini impartiti dal capo spirituale, e vivendo secondo le sue stringenti regole.

Agli adepti, infatti sarebbe vietato intrattenere conversazioni private con parenti o amici se non alla presenza di Kadir. Sarebbe, altresì, fatto divieto di lavorare, di avere rapporti sentimentali e sessuali e, per lunghissimi periodi, sarebbe proibito consumare cibo ed acqua se non in ridottissime quantità, per “purificare lo spirito ed il corpo”.

Il santone sarebbe entrato in possesso anche delle somme di denaro inviate più volte dai familiari al 47enne. Del suo mantenimento sarebbero costretti ad occuparsi gli altri membri del gruppo e il giovane foggiano stesso, attraverso attività di mendicanza o lo svolgimento di lavori umili e degradanti.

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