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Il ricordo di “Carletto”, morto sul lavoro un anno fa

ORIA – “È passato un anno e ancora non ci diamo pace per quanto accaduto. Andrea ci manca tantissimo”. Comincia così la lettera che Paolo e Tina, i genitori di Andrea Santorsola, hanno voluto scrivere a 12 mesi esatti da quel tragico infortunio sul lavoro a Mesagne che ha strappato alla vita il loro unico figlio.

“Non c’è un solo momento in cui non ci torna in mente – spiegano Paolo e Tina – In ogni cosa che facciamo o che pensiamo c’è lui, con il suo sorriso, la sua semplicità, la sua voglia di vivere a servizio degli altri”. Andrea Santorsola, per gli amici “Carletto”, aveva 31 anni e lavorava come elettricista per la Cea Construction srl. Il 14 marzo 2023, durante alcuni lavori nelle campagne di Mesagne, cadde dalla scala e batté violentemente la testa a terra. Per lui, purtroppo, non ci fu nulla da fare e morì in ospedale il giorno successivo a causa delle ferite gravissime riportate nella caduta. “Ancora pochi giorni e, il 10 aprile, avrebbe festeggiato il compleanno – continuano i genitori di Andrea – Ricordare queste cose ci fa male ma dobbiamo farlo perché non vogliamo che nostro figlio venga dimenticato. Sei mesi prima di quella tragedia, avevamo perso anche un nipote di 26 anni e Andrea era diventato un punto di riferimento per i suoi cugini”.

Morte sul lavoro, familiari e amici ricordano “Carletto”

Andrea era ragazzo sorridente, allegro, altruista e impegnato nel sociale. Faceva parte dell’associazione SING Oratorio “volante” Don Bosco di Oria; entrato come volontario, era poi diventato dirigente e infine vicepresidente. Tra i tanti hobby cui si dedicava, quello che amava di più era sicuramente la pesca. E proprio a questa sua grande passione i genitori, insieme alla fidanzata e agli amici, hanno deciso di dedicargli un murales intitolato “Perché nulla vada perduto” che si trova su un blocco di cemento al molo di Campomarino di Maruggio (Taranto). Raffigura il personaggio del cartone animato “Carletto, il principe dei mostri”, da cui era stato preso il suo soprannome.

“Andrea dava senso alla nostra vita – concludono Paolo e Tina – Aveva la battuta pronta per ogni occasione, sorrideva sempre e cercava di aiutare chiunque avesse bisogno. Una missione, questa, che è continuata anche dopo quel tragico giorno con la donazione dei suoi organi. Noi abbiamo l’animo spezzato e dobbiamo convivere con un vuoto che non auguriamo a nessuno e con tanta, tanta rabbia”.

Per la gestione di tutti gli aspetti legati all’infortunio, i genitori di Andrea si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella tutela dei familiari delle vittime sul lavoro. “Insieme ai nostri legali fiduciari – spiega Giuseppe Vacca, referente di Giesse per la Puglia – stiamo seguendo il procedimento penale che, al momento, è nella fase delle indagini preliminari con quattro persone iscritte nel fascicolo degli indagati. Attendiamo fiduciosi che la Procura di Brindisi completi la sua attività perché i genitori, straziati dal dolore, chiedono a gran voce giustizia”.

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