Chiara Ferragni

Chiara Ferragni a processo per truffa: “Accusa infondata”

MILANO – Chiara Ferragni è stata rinviata a giudizio per la presunta truffa legata ai pandori “Pink Christmas” e alle uova di cioccolato Dolci Preziosi. L’udienza predibattimentale si terrà il prossimo 23 settembre davanti alla terza sezione penale del Tribunale di Milano, in composizione monocratica.

La decisione è stata presa dalla Procura di Milano, che ha optato per la citazione diretta a giudizio, ritenendo che vi siano elementi sufficienti per sostenere l’accusa senza passare dall’udienza preliminare. Oltre alla Ferragni, a processo andranno anche il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratrice delegata dell’azienda dolciaria Balocco, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID.

Le accuse della Procura

Secondo i pubblici ministeri Cristian Barilli ed Eugenio Fusco, l’influencer e gli altri imputati avrebbero ingannato i consumatori attraverso campagne pubblicitarie che facevano apparire i prodotti come legati a iniziative benefiche, mentre in realtà la Ferragni avrebbe ottenuto un ingiusto profitto di oltre 2,2 milioni di euro e un ritorno d’immagine significativo.

Nello specifico, l’accusa sostiene che il pandoro “Pink Christmas”, venduto a un prezzo maggiorato (oltre 9 euro invece di circa 3), sia stato promosso sui social con il messaggio che parte dei proventi sarebbe stata destinata all’Ospedale Regina Margherita di Torino, inducendo i consumatori a credere che l’acquisto contribuisse direttamente alla donazione. Schema analogo sarebbe stato applicato alle uova di Pasqua Dolci Preziosi, per le quali la Ferragni avrebbe ricevuto tra i 400mila e i 750mila euro tra il 2021 e il 2022.

Tra i testimoni indicati nel decreto di citazione a giudizio figurano otto consumatori che hanno acquistato i prodotti e due rappresentanti di associazioni a tutela dei consumatori, oltre a 27 testimoni, tra cui investigatori della Guardia di Finanza e membri dello staff della Ferragni.

La difesa di Ferragni: “Accusa infondata”

Chiara Ferragni ha respinto le accuse, ribadendo la propria innocenza: “Non ho commesso alcun reato. Credevo sinceramente che non fosse necessario un processo per dimostrare di non aver mai truffato nessuno. Dovrò purtroppo convivere ancora con questa accusa, che ritengo profondamente ingiusta, ma sono pronta a lottare con ancora maggiore determinazione per far emergere la mia assoluta innocenza”.

Il Codacons, che aveva presentato un esposto sull’accaduto, ha successivamente raggiunto un accordo con l’influencer: Ferragni ha accettato di risarcire con 150 euro ciascun consumatore che si era rivolto all’associazione e di donare 200mila euro in beneficenza a un ente che si occupa della tutela delle donne vittime di violenza. Per questo motivo, il Codacons non è più considerato “parte offesa” nel procedimento.

Cosa succede ora

L’udienza predibattimentale sarà un passaggio cruciale: il giudice dovrà stabilire se ci sono elementi sufficienti per aprire un dibattimento o se, al contrario, archiviare il caso senza arrivare al processo.

L’inchiesta rappresenta uno dei casi più rilevanti che coinvolgono il mondo dell’influencer marketing e delle operazioni commerciali legate alla beneficenza, sollevando interrogativi sull’etica delle campagne pubblicitarie e sulla tutela dei consumatori.

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