Risarcimenti vittime violenza, sentenza storica a Torino: genitori riceveranno risarcimento equo

“I parametri di equità e adeguatezza escludono che il risarcimento possa essere puramente simbolico o insufficiente, in relazione al reato e alle sue conseguenze, dovendo comunque compensare, in misura appropriata, le sofferenze a cui le vittime sono state esposte”. Con una sentenza storica si è espressa la Corte di Cassazione di Torino, ribaltando due gradi di giudizio e due sentenze del tribunale di Torino e della Corte d’Appello, e accogliendo così la richiesta di risarcimento per i genitori di un 15enne presentata dallo studio Ambrosio e Commodo.

L’omicidio di Giorgio Monteanu

I fatti risalgono al 20 giugno 2010 quando un ragazzo romeno morì in un giardino pubblico torinese a causa di cinque coltellate inferte da due connazionali, un ragazzo di 17 anni e uno di 26. Dopo 12 anni, i genitori di Giorgio Monteanu ucciso per una sigaretta negata potranno ricevere un risarcimento “equo e adeguato”

“Si tratta di una sentenza molto importante, che manda un segnale chiaro al legislatore, invitandolo ad adeguare la normativa nazionale agli obblighi dettati dalla direttiva Ue: auspichiamo quindi che il legislatore provveda a incrementare i risarcimenti per le vittime di reati intenzionali violenti e li conformi ai caratteri di adeguatezza, correttezza ed equità necessari” ha detto l’avvocato Gaetano Catalano dello studio Ambrosio e Commodo.

Il risarcimento riconosciuto oggi dallo Stato italiano deve adeguarsi alla direttiva Ue

Attualmente, infatti, in caso di lesioni gravissime il riconoscimento garantito dallo Stato è di “appena” 25 mila euro. L’omicidio viene risarcito fino a un massimo 50 mila euro, che possono diventare 60 mila euro se questo avviene in ambito familiare. Non un euro di più. Cifre decisamente inferiori rispetto ai 200 mila euro stabiliti per le vittime del terrorismo o di un agguato mafioso, per esempio.

La direttiva comunitaria del 2004 per vittime del dovere, stampo mafioso, terrorismo, usura

Inoltre, secondo una direttiva comunitaria del 2004, l’Italia avrebbe dovuto creare un sistema d’indennizzo per le vittime di reati intenzionali violenti quando i responsabili sono irreperibili e nullatenenti: indennizzo che nel nostro paese già è previsto per le vittime del dovere, di stampo mafioso, terrorismo, estorsione, usura. Da qui la richiesta degli avvocati: “Sono somme inadeguate, che dovranno essere rivalutate sulla base della pronuncia della Cassazione”.

Ora spetterà di nuovo alla Corte d’Appello di Torino stabilire l’entità del risarcimento, che dovrà essere “equo e adeguato”, secondo quanto stabilito dalla Corte di Cassazione.

“È una sentenza importantissima – ha detto l’avvocato Renato Ambrosio -. Ritenevamo che i genitori potessero avere un risarcimento dalla morte del figlio ucciso per una sigaretta perché ci basavamo su norme comunitarie a cui il nostro Paese non si era adeguato, la Cassazione ha avuto la possibilità di entrare nel merito riconoscendo la fondatezza del nostro diritto, ha dato indicazioni per il risarcimento aprendo una strada molto importante”. La sentenza potrebbe aprire nuovi percorsi sul tema dei risarcimenti per le vittime di violenza.

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