Carlo Vulpio, giornalista del Corriere della Sera si è candidato a sindaco di Altamura

Carlo Vulpio: ‘Voglio spettinare i giochi!’

Carlo Vulpio, giornalista, laureato in Giurisprudenza, le collaborazioni con l’Espresso e l’Unità, infine con il Corriere della Sera, lo abbiamo incontrato ai tempi della pubblicazione nel 2009 del libro “La città delle nuvole” dedicato a Taranto.

Lo scorso 18 marzo scioglie le ultime riserve e si candida sindaco con una lista civica (Avanti Mediterraneo) nel comune di Altamura, città di Federico II. In lista, il suo amico Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura.

Se Vulpio ce la facesse, l’assessorato alla Cultura andrebbe dritto al critico d’arte più famoso d’Italia. Ma ci incuriosisce il processo con il quale una firma così autorevole provi ad entrare in politica.

Prima un passo indietro. “La città delle nuvole – Viaggio nel territorio più inquinato d’Europa”. Quel libro, pubblicato nel 2009, lo riscriverebbe?

«Quel libro fotografava un preciso momento, non si basava solo sulle carte giudiziarie; sinceramente all’epoca avevo avvertito una Taranto che reagiva freddamente; ma, a seguire, le inchieste, le intercettazioni di politici e dirigenti confermarono ciò che avevo anticipato: alla fine credo che ne sia valsa la pena. Oggi Taranto ragiona diversamente, è cresciuta quantomeno la consapevolezza sui diritti rispetto al 2009».

Singolare la candidatura di un giornalista a sindaco.

«Avrei potuto proseguire nel dedicarmi alle tante inchieste che nel nostro Paese per chi fa questo mestiere sono il pane quotidiano; personalmente ho seguito, fra le altre, “Poseidon”, “Why Not” e “Toghe Lucane”. Invece ho scelto di mettermi in gioco, candidarmi a sindaco di Altamura con una lista civica: niente partiti; che non lo faccia per soldi è evidente: fossi eletto guadagnerò meno rispetto allo stipendio del Corriere della sera; mi sono detto, però: adesso o mai più. Sarò come Federico II, instaurerò una “monarchia democratica”».

Fare il giornalista, oggi, che mestiere è?

«Fatte salve le grandi professionalità, quei colleghi che svolgono questo lavoro con grande passione, vedo un po’ di gente che esercita questa professione come se fosse il più antico mestiere al mondo»

Un consiglio a un ragazzo attento, di buone speranze, se volesse fare il giornalista?

«Se la passione lo divora, gli direi di farlo senza pensarci su due volte. Io stesso fondai un giornale locale, “Piazza”, nel quale mi assunsi versandomi i contributi; andò subito bene, poi arrivò il contratto con il Corriere della sera, le inchieste e lasciai».

I ragazzi pugliesi vanno via, dicono “addio” alla Puglia, come si può fermare questa emorragia?

«I ragazzi non vanno solo via dalla Puglia, ma anche dal resto d’Italia. Purtroppo stiamo registrando una emigrazione pari a quella del dopoguerra: una volta, però, andavano via artigiani, gente che lavorava la terra, trovava impiego in una catena di montaggio al Nord. Con il tempo la Puglia è diventata il bed and breakfast dei turisti. Non aiuta, di certo, il teorema-Di Maio: “Se non studi diventi ministro; se studi ti tocca emigrare”. Questo è quanto stanno insegnando ai ragazzi che sgobbano sui libri e conseguono un titolo di studio, una laurea e vanno anche all’estero per lavorare. Serve studiare per ambire a uno stipendio di dodicimila, tredicimila euro al mese al netto dei rimborsi?».

Pensava di aver fatto e scritto di tutto nella vita, le mancava proprio la candidatura a primo cittadino?

«E’ stata una decisione nata dalle viscere, un moto di ribellione, una urgenza, un atto necessario: ho deciso tutto in 48 ore, il 18 marzo scorso; come è stata rapida la decisione, altrettanto rapido è stato il modo in cui tutto è stato realizzato. E’ un’urgenza che sta nelle cose: Altamura, una città di settantamila abitanti si trova davanti a un bivio: o finisce di morire lentamente, oppure cambia registro».

E se vincesse davvero?

«Se vincessi, anche candidandomi senza un partito alle spalle, ma con una lista civica, vuol dire che sarei riuscito ad invertire la rotta».

Una cosa di cui Altamura ha bisogno come il pane?

«Respirare. Necessita di verde, posti in cui si possa fare attività sportiva liberamente: diventassi sindaco non autorizzerei costruzioni; anzi, prometto che ogni angolo “abusato” sarà espropriato e alberato. Qui abbiamo bisogno di ossigeno, dunque parchi, parchi, parchi!».

Quanto portano via le battaglie civili?

«Le pale eoliche, per esempio, sono una truffa green, è solo un affare per le banche internazionali; assistiamo a un impatto ambientale pazzesco; se portassi la gente a visitare i luoghi dove sono state installate pale eoliche alte trecento metri, sono convinto che una volta osservate a molti verrebbe la voglia di abbatterle».

Parla di urgenze, atti necessari. Ma sta proprio così male Altamura?

«Animali da tastiera, professionisti del copia e incolla, prendono un ritaglio stampa ed enfatizzano: “Altamura è la città che ha fatto registrare il maggiore incremento di reddito, il 7,3%”; vero che qui circolano soldi, ma si fermano nelle mani di pochi e questo non va bene. A parte il centro storico federiciano, il resto è solo cemento, il verde è pressoché inesistente, le pare corretto assegnare una miseria di 40 centimetri ad abitante?».

E’ vero che è per lo scioglimento del corpo di Polizia locale?

«Va rifondato completamente. Qui c’è la Compagnia dei carabinieri, vorrei ci fosse invece la Stazione dei carabinieri: gli uomini dell’Arma sanzionerebbero i reati e farebbero rispettare l’ordine pubblico; elevare le multe toccherebbe agli ausiliari del traffico».

“Buropulizia”, che roba è?

«Fare pulizia della burocrazia, che è solo tempo perso; domande e progetti viaggiano sulle gambe dei funzionari, il mio compito sarà quello di mandare a casa un po’ di dirigenti: assumerne nuovi, sicuramente, ma senza concorsi, che poi sono bufale; proporrò contratti di diritto privato affinché i nuovi diano conto al sindaco e all’Amministrazione che li ha nominati».

Una cosa di cui si è stupito?

«Primo comizio in piazza del Duomo ad Altamura, in tempi molto “social” pensavo non venisse nessuno. Ai miei avevo spiegato che la politica è un po’ come il teatro: l’attore vero si vede anche davanti ad un solo spettatore. E, invece, la prima sera la piazza ha cominciato a popolarsi, infine, potenza di Facebook, ho visto totalizzarsi anche quarantamila visualizzazioni».

Dovesse stampare ora, su due piedi, uno slogan?

«Se mi scegli fai solo bene a te stesso; se non mi voti perdi un’occasione: se farò il sindaco guadagnerò meno di quello che guadagno con il Corriere della sera…».

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