“Per un attimo non sapevo se ridere o piangere…”. Così esordisce Donato Capece, segretario generale del SAPPe, commentando le recenti dichiarazioni del senatore Enrico Borghi contro il sottosegretario Delmastro e gli allievi della Polizia Penitenziaria. In un momento di emergenza disperata nelle carceri italiane, con 52 suicidi tra i detenuti dall’inizio dell’anno e 5 tra i poliziotti penitenziari nel 2024, la situazione è resa ancora più drammatica dal sovraffollamento (diecimila detenuti in più) e dalla carenza di personale (settemila agenti in meno).
Capece critica aspramente Borghi, accusandolo di attaccare il Corpo di Polizia Penitenziaria con una polemica ridicola sul grido degli allievi alla fine della cerimonia di giuramento di fine corso, presumibilmente per colpire un avversario politico. “Proprio in questo momento critico, un senatore della Repubblica si permette di offendere chi lavora in condizioni estreme per mantenere la sicurezza nelle carceri,” afferma Capece.
Il segretario del SAPPe esprime delusione nel constatare che tali parole provengano da un politico di lunga data, con una carriera che include la Democrazia Cristiana, il Partito Popolare, la Margherita, il PD e attualmente Italia Viva di Renzi. “Quello stesso Renzi che, da Presidente del Consiglio, con il decreto Madia, ha ridotto gli organici di tutte le forze di polizia,” ricorda amaramente Capece.
Concludendo, Capece lancia una provocazione: “Perché il senatore Borghi, già responsabile della sicurezza del PD, non si preoccupa invece della degenerazione del sistema penitenziario italiano, ormai sull’orlo dell’implosione?” Una domanda che rimane senza risposta, ma che sottolinea la gravità della situazione attuale nelle carceri italiane.
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