Un anno di lettere e sollecitazioni, persino missive indirizzate ai Carabinieri del NAS e allo SPESAL, ma la situazione per gli operatori del servizio 118 in provincia di Taranto non cambia.
Il materiale fotografico e video a supporto delle denunce è inequivocabile: autoambulanze sotto pensiline che grondano acqua, cavi della corrente esposti, blatte e topi nelle intercapedini dei soffitti, arredi arrugginiti, muffa alle pareti, materassi consunti e strappati, e persino bombole d’ossigeno, respiratori e rifiuti sanitari ammassati senza protezione.
Questa la denuncia della Funzione Pubblica CGIL, che ha cercato invano di attirare l’attenzione dell’ASL e della società in-house Sanità Service sulle condizioni di lavoro in cui il personale del Servizio 118 è costretto ad operare.
Mentre l’ASL parla di sanità del terzo millennio, eccellenze professionali e utilizzo dell’intelligenza artificiale in un convegno in corso, qui siamo costretti a registrare il silenzio nei confronti di uomini e donne che salvano vite compromettendo la loro dignità e salute, afferma Alessio D’Alberto, segretario della Funzione Pubblica CGIL di Taranto.
Tutte le postazioni del 118 soffrono di carenze igienico-sanitarie e strutturali, ma le situazioni più gravi si registrano nella zona Porto di Taranto e nelle postazioni di Martina Franca, Ginosa e Massafra.
Quelle denunce sono un grido d’allarme che abbiamo urlato per mesi, spiega Mimmo Sardelli, segretario generale della FP CGIL Taranto, ma lascia centinaia di lavoratori senza risposta.
Gli immobili di proprietà dell’ASL presentano gravissime carenze strutturali e di decoro, e nonostante le denunce e le richieste di incontro rimaste inevase, il personale del 118 ha continuato a lavorare per senso di responsabilità verso la comunità.
Ora, però, le risposte sono attese da quei lavoratori, e la FP CGIL di Taranto torna a bussare all’ASL, a Sanità Service e a tutte le istituzioni deputate al controllo, all’igiene e alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
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