“La Corte di Giustizia Ue ha detto chiaro e tondo che di fronte all’evidenza dei rischi che l’ex Ilva di Taranto rappresenta per la salute dei cittadini, è necessario che lo Stato italiano provveda a fermarla. A Taranto però non si può parlare semplicemente di rischio, ma di certezza: i livelli di inquinanti nell’aria del resto sono lì a confermarcelo, e la stima dell’Incremental Lifetime Cumulative Risk (ILCR) ci dice che nel quartiere Tamburi i rischi legati relativi a malattie tumorali sono elevatissimi”. Così in una nota il vicepresidente M5s Mario Turco, coordinatore del comitato Economia, Imprese, Lavoro.
“Ribadiamo un concetto: con il ciclo a carbone non si può andare avanti, e i livelli di benzene nell’aria certificati da Arpa Puglia ci consigliano di fermare subito l’attività del sito tarantino. Per questo torniamo a chiedere al governo un accordo di programma per salvaguardare l’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto, tutelare i lavoratori e l’indotto, governare la riconversione economica, sociale e culturale del territorio, che dopo il Governo Conte II si è arenata”, aggiunge Turco.
”Allo stato il Ministro Urso brancola nel buio. Ha sottratto risorse, oltre 150 milioni, dalle attività di bonifica, ed elargito prestiti pubblici, per euro 350 milioni, ad un’azienda decotta, che non saranno restituiti, nella speranza di poter continuare l’attività a carbone. Si sta così compiendo un accanimento su un territorio che l’Onu ha definito “terra di sacrificio”, conclude Mario Turco.
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