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Altamura, estorsione e mafia: fugge con 3 mila euro di capi di abbigliamento senza pagare

ALTAMURA- Sarebbe entrato in un negozio di abbigliamento e sfruttando la propria caratura criminale e quella del padre, arrestato recentemente per associazione di tipo mafioso, avrebbe asportato 3 mila euro di capi senza pagare: L.M., 36enne di Altamura, è stato trasferito nel carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Sono stati i carabinieri della compagnia di Altamura a dare esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere emessa dal gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione distrettuale Antimafia.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), nel mese di luglio dello scorso anno, il 36enne, all’interno di un negozio della città federiciana, si sarebbe appropriato di capi di abbigliamento di vario genere, senza pagare il corrispettivo di circa 3 mila euro. L’episodio non è sfuggito ai carabinieri del nucleo Operativo e radiomobile di Altamura, impiegati in un servizio di controllo del territorio, che, riconosciuto l’uomo perché sottoposto alla misura dell’affidamento in prova ai servizi sociali, dopo una lunga detenzione in carcere per una condanna per omicidio, hanno avviato approfonditi accertamenti.

Il furto e l’estorsione del mese di luglio 2021

Le indagini, condotte sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Bari, hanno consentito presto di raccogliere gravi indizi per qualificare la condotta come una vera e propria estorsione ai danni del titolare dell’esercizio commerciale. Infatti, l’indagato, sotto la minaccia implicita, derivante dalla propria caratura criminale e di quella del padre, ritenuto esponente della criminalità organizzata di Altamura – recentemente tratto in arresto, tra l’altro, per associazione di tipo mafioso, nell’ambito dell’operazione Logos dei carabinieri di Bari – avrebbe costretto il commerciante a consegnare la merce senza richiedere il relativo pagamento né sporgere denuncia. Nella circostanza, il 36enne non avrebbe avuto bisogno di accompagnare la richiesta con particolari argomentazioni, esercitando sulla vittima l’intimidazione propria delle organizzazioni mafiose e potendo contare sul fatto che la vicenda non sarebbe stata denunciata, così come di fatti è avvenuto.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna, seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

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