Usmia: ‘Forze dell’Ordine sotto attacco, riforme e tutele immediate’

“Criminalizzare chi serve lo Stato alimenta odio e sfiducia nelle istituzioni”, ha sottolineato il segretario Carmine Caforio

Crescono gli episodi di violenza contro le Forze dell’Ordine: dalle aggressioni personali agli attentati dinamitardi contro le caserme, passando per le devastazioni di piazza orchestrate da vere e proprie guerriglie urbane. La situazione impone interventi normativi urgenti per garantire protezione a chi ogni giorno difende la legalità e la sicurezza dei cittadini.

Carmine Caforio, segretario generale di USMIA Carabinieri, ha lanciato un appello deciso al Governo: “Il tempo di subire è finito, è giunto il momento di agire! Non possiamo più permetterci di indietreggiare o lasciare soli i servitori dello Stato”.

Le parole pronunciate in Senato da Carlo Nordio, ministro della giustizia, offrono una speranza di cambiamento atteso da anni. Nordio ha denunciato il meccanismo automatico che vede gli operatori di polizia iscritti nel registro degli indagati in caso di interventi con uso della forza: “Se un Carabiniere spara, è automatico che venga iscritto, per garantire la sua presenza in eventuali accertamenti tecnici. Ma ciò porta con sé un marchio di infamia”.

Il guardasigilli ha annunciato l’elaborazione di una riforma che tuteli i diritti degli operatori di polizia senza compromettere gli interessi della giustizia. Caforio ha accolto con favore questa prospettiva: “Chi indossa la divisa merita regole chiare e tutele adeguate. È inaccettabile che il peso delle responsabilità gravi solo su chi rischia la vita per il Paese”.

USMIA, inoltre, ha criticato duramente alcune narrazioni mediatiche che delegittimano le Forze dell’Ordine, come le dichiarazioni di Marta Collot sul caso Ramy durante una recente trasmissione televisiva. “Criminalizzare chi serve lo Stato alimenta odio e sfiducia nelle istituzioni”, ha sottolineato Caforio.

A fare da contraltare a queste critiche, l’elogio del premier Meloni e del ministro Crosetto al comandante della Stazione di Villa Verucchio, che ha dimostrato coraggio nell’affrontare un pericoloso criminale. Un esempio che evidenzia la dedizione degli uomini e delle donne in divisa, ma che sottolinea anche l’urgenza di riforme strutturali per proteggerli.

Il messaggio di Caforio è chiaro: “Lo Stato deve difendere chi ci difende. Non possiamo trasformare i custodi della sicurezza in vittime di un sistema che inibisce il coraggio e paralizza l’iniziativa”. Parole che richiamano la necessità di un “pugno duro” contro la violenza, regole certe e la garanzia di una vera tutela per le Forze dell’Ordine.

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