E’ ormai uno scontro istituzionale senza esclusione di colpi quello tra il Sindaco di Trani Amedeo Bottaro e l’amministratore delegato dell’AMET, la municipalizzata tranese nata come azienda elettrica e che nel tempo ha incamerato la gestione di diversi servizi, tra cui anche quello della Darsena Comunale.
Proprio quest’ultima è stata il pomo della discordia; dopo la decisione del consiglio comunale che si è orientato verso una gestione privatistica dei servizi all’interno del porto di Trani il primo ad insorgere è stato l’Avvocato Nigretti, scelto proprio dal primo cittadino a inizio anno per guidare AMET.
“«Dopo aver spento – ha dichiarato l’amministratore delegato – , nel senso letterale della parola, la luce di Trani, quella luce che tutti, in Italia ed Europa, ci invidiavano, abbiamo assistito all’ennesimo scippo ai danni dell’Amet e della città di Trani.”
“Il mazziere napoletano – chiosa l’avvocato Nigretti – abile nel gioco delle tre carte, ha convito i suoi 21 consiglieri a votare per la lasciare il porto di Trani in mani di privati anziché ad Amet”; l’AD di Amet ha poi paventato il rischio per 70 famiglie di finire per strada.
Dura la risposta del primo cittadino Amedeo Bottaro che ha parlato di un “Attacco personale, menzognero, ai limiti della denuncia penale”, chiarendo le motivazioni alla base di questa scelta, ovvero le continue perdite per 12 anni consecutivi del servizio darsena. Il Sindaco ha poi chiarito che non vi sono rischi per la prosecuzione delle altre attività dell’amet”.
“Questa Amministrazione – ha chiarito Bottaro – ha assicurato il futuro di Amet SpA attraverso l’acquisizione di un finanziamento di oltre 15 milioni di euro per l’efficientamento della rete elettrica e per l’acquisto di contatori di ultimissima generazione, dotando l’Azienda di ben 6 nuovi Autobus.”
Irrecuperabile ormai la situazione, che è culminata con la richiesta del primo cittadino di dimissioni dell’amministratore dell’AMET, che ha invece incassato la solidarietà dell’opposizione del centrodestra che ha parlato di una confusione da parte dell’amministrazione del ruolo di Amministratore Delegato con quello di commissario politico degno di regime sovietico.
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