Non è più tra noi Salvatore Schillaci, ex attaccante classe 1964. Aveva quasi 60 anni (li avrebbe compiuti l’1 dicembre prossimo) ed è deceduto al termine di una lunga malattia.
Nato a Palermo, è ricordato soprattutto per essere stato l’uomo simbolo delle notti magiche dei mondiali di calcio del 1990 che si sono disputati in Italia. Fu il capocannoniere di quella manifestazione con 6 reti.
In carriera ha inoltre indossato le maglie di Messina, Juventus, Inter e Jubilo Iwata (Giappone), giocando al fianco di campioni come Roberto Baggio, Zenga e Bergkamp. Coi bianconeri vinse nel 1990 una Coppa UEFA ed una Coppa Italia. In nazionale 16 presenze e 7 reti, coi club 517 presenze e 190 reti in tutte le competizioni.
Totò Schillaci: la carriera
Salvatore “Totò” Schillaci è un nome che evoca immediatamente emozioni intense nei cuori dei tifosi italiani. Nato a Palermo il 1º dicembre 1964, Schillaci è diventato un simbolo del calcio italiano, soprattutto grazie alle straordinarie prestazioni durante i Mondiali di Italia ’90.
La sua carriera calcistica inizia nelle giovanili dell’AMAT Palermo, per poi passare al Messina nel 1982. Proprio con il Messina, Schillaci si fa notare in Serie B grazie al fiuto del gol e alla capacità di essere sempre nel posto giusto al momento giusto. In sei stagioni con la squadra siciliana, segna 61 gol in 219 presenze, dimostrandosi attaccante di grande efficacia e affidabilità.
Nel 1989 arriva la grande occasione: la Juventus decide di puntare su di lui. Schillaci si trasferisce a Torino, dove il suo impatto è immediato. Nella prima stagione in bianconero segna 15 gol in campionato conquistando il cuore dei tifosi e la fiducia del CT della Nazionale, Azeglio Vicini. È con la maglia azzurra che Schillaci scrive la pagina più memorabile della sua carriera.
Durante i Mondiali di Italia ’90, partendo come riserva, Schillaci diventa l’eroe inatteso della squadra azzurra. Con grinta e istinto, segna sei gol conquistando il titolo di capocannoniere del torneo e trascinando l’Italia fino alle semifinali. Le sue esultanze, con gli occhi sgranati e la corsa sfrenata verso i tifosi, diventano icone di un’estate indimenticabile.
Dopo il successo mondiale, Schillaci continua la sua avventura con la Juventus, ma il rendimento comincia a calare a causa di vari infortuni e dell’intensa pressione mediatica. Nel 1992 si trasferisce all’Inter, dove gioca per due stagioni senza però riuscire a ritrovare lo smalto dei tempi migliori. Con la maglia nerazzurra, colleziona 30 presenze segnando 11 gol, ma ormai il suo momento di gloria sembra passato.
Nel 1994 decide di chiudere la carriera in Giappone con lo del Júbilo Iwata. L’esperienza nel campionato giapponese, allora agli albori, gli permette di vivere il calcio in una nuova dimensione, lontano dalle pressioni europee. In Giappone, Schillaci trova una nuova serenità e contribuisce alla crescita del calcio nel paese, segnando 56 gol in 78 presenze.
Dopo il ritiro ha continuato a essere un personaggio molto amato dal pubblico italiano, cimentandosi in vari ruoli, tra cui quello di commentatore sportivo e personaggio televisivo. Ma nella memoria di tutti resterà sempre quell’estate del 1990, quando Totò Schillaci, con i suoi gol e la sua passione, regalò all’Italia un sogno.
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