“I cittadini hanno il diritto di sapere cosa accade sul loro territorio, hanno diritto di sapere chi è stato arrestato e per quale reato. Come fa il giornalista a interpretare 50 pagine di ordinanza e fare la sintesi, che può dire cose diverse? La sintesi è pericolosa”.
Lo ha detto il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, durante il convegno sul diritto di cronaca e legalità, organizzato dalla giornalista Fabiana Agnello, che si è svolto nella Sala Capitolare del Senato della Repubblica, a Roma.
Nell’occasione sono stati presentati il Premio Honestas e il libro “The Wolf”, appunto, scritto dalla stessa giornalista, sulla Sacra corona unita 4.0, che sarà disponibile su Amazon a partire dal 10 aprile.
Il convegno ha visto tra i relatori anche l’onorevole Mauro D’Attis, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, la senatrice Tilde Minasi, componente anch’ella della commissione Antimafia, il giornalista Claudio Brachino, direttore de Il Settimanale di Pmi.it, il senior Advisor della Fondazione Med-Or Daniele Ruvinetti e il Presidente della Provincia di Brindisi, Antonio Matarrelli.
“Il sindacato e l’ordine dei giornalisti hanno una grossa responsabilità perché, in occasione della riforma Cartabia relativamente al rapporto tra magistratura e informazione, ricordo che qualcuno ha detto che non aveva tempo per prepararsi, qualcun altro ha detto che era impegnato in altri luoghi. Sta di fatto che in commissione Giustizia non si è presentato nessuno per dire la posizione dei giornalisti”, ha aggiunto Gratteri facendo un excursus dalla Riforma Orlando, passando per quella Cartabia e, infine, riferendosi alla Legge Costa.
“Quando è stata fatta questa riforma assurda, che nulla ha a che vedere con il termine aulico che ha usato il ministro Nordio in Parlamento, “sputtanamento”, perché già con la riforma Orlando era impossibile inserire nella richiesta e men che meno nell’ordinanza di custodia cautelare i fatti che riguardavano terzi o fatti che riguardavano la vita privata delle persone. Sfido chiunque a portarmi la copia di un atto, dove dal 2015 a oggi è riportata la vita privata dell’indagato o dell’imputato”, ha spiegato Gratteri.
“Non c’era la necessità di questa riforma, non si sentiva l’esigenza. Volutamente, e anche provocatoriamente, quando ero in procura di Catanzaro e andavo in conferenza stampa dicevo abbiamo arrestato 200 presunti innocenti in questi paesi per questo reato e mi fermavo. I giornalisti mi chiedevano: “Procuratore in questo modo non capiamo nulla”, e io rispondevo: “Non posso farci nulla, parlatene con i proprietari dei vostri giornali che hanno amici in parlamento e se hanno interesse si fanno cambiare la legge”, continua Gratteri.
“Addirittura, ora si pensa che il giornalista debba fare la sintesi, ma non è peggio? Non è più pericoloso? Perché il giornalista può interpretare 50 pagine, le legge, le sintetizza e dire cose diverse rispetto al contenuto e al senso dell’ordinanza di custodia cautelare. Invece riportare l’ordinanza da maggiori garanzie”, ha concluso il procuratore Gratteri.
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