Lopalco: “Il vaccino salva vite, ora linee guida chiare”
“La legge regionale da me promossa per contrastare la diffusione del Papilloma virus è legittima. A dirlo è la Corte Costituzionale e non possiamo che accogliere questa decisione con grande soddisfazione, perché rappresenta una pietra miliare nella tutela della salute pubblica”. Così l’europarlamentare e promotore della norma, Pier Luigi Lopalco (PD), commenta la sentenza n. 48/2025 con cui la Consulta ha respinto le questioni di illegittimità sollevate dal Governo.
“Si tratta di una legge che non impone, ma informa. E lo fa nel pieno rispetto dei principi costituzionali e della normativa europea in materia di protezione dei dati personali – aggiunge -. Ora è fondamentale un ulteriore passo avanti: auspico che il Dipartimento Salute della Regione Puglia si attivi immediatamente per predisporre le linee guida necessarie all’applicazione operativa della norma, con particolare attenzione alle tutele legate alla privacy. Non c’è tempo da perdere, perché la prevenzione non può attendere. Abbiamo uno strumento efficace, gratuito e sicuro come il vaccino anti-HPV: occorre farlo conoscere, farlo capire, farlo scegliere”.
Amati: “È la vittoria della spinta gentile, ora il Governo segua l’esempio pugliese”
Sulla stessa linea anche Fabiano Amati, assessore regionale al bilancio e primo firmatario della legge, che sottolinea come la decisione della Corte sia “una vittoria della libertà consapevole e del diritto all’informazione”.
“Nessuna ragazza pugliese dovrà più ammalarsi di tumore al collo dell’utero. Nessun ragazzo dovrà più contrarre forme tumorali legate al Papilloma virus. Questo è il nostro obiettivo, e questa legge – ora confermata dalla Corte – ci aiuta a raggiungerlo. È il trionfo della ‘spinta gentile’: nessun obbligo vaccinale, ma il diritto di essere informati prima di scegliere”.
Amati evidenzia anche l’importanza del messaggio contenuto nella sentenza: “La Corte ha risposto con fermezza alle critiche del Governo, che accusava la norma di generare disuguaglianze territoriali. È vero il contrario: non è la Puglia a dover arretrare, ma lo Stato che deve attivarsi e seguire l’esempio di chi lavora per primo e meglio. Ora – conclude – il Governo smetta di ostacolare chi previene e cominci a prevenire davvero”.
La legge regionale sull’informazione vaccinale prevede che, per l’iscrizione a scuola o all’università tra gli 11 e i 25 anni, sia presentato un documento che attesti una delle seguenti condizioni: avvenuta vaccinazione, avvio del ciclo, rifiuto informato o partecipazione a un colloquio informativo. La sentenza ha confermato che tutto ciò è pienamente conforme alla normativa vigente, inclusa quella sulla privacy.
Un modello, quello pugliese, che ora – secondo i promotori – può e deve diventare esempio per l’intero Paese.
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