Le quotazioni del grano italiano alla Borsa Merci di Foggia, fissate tra 337 e 342 euro alla tonnellata, sono inferiori a quelle del grano canadese. Questo valore ha sollevato gravi preoccupazioni tra gli agricoltori italiani, che vedono in questa situazione un segnale allarmante per la sopravvivenza della cerealicoltura italiana e per la sovranità alimentare del Paese.
Gennaro Sicolo, presidente di CIA Agricoltori Italiani di Puglia e vicepresidente nazionale dell’organizzazione, ha denunciato la gravità della situazione. Sicolo ha sottolineato che il grano attualmente raccolto in Italia presenta un contenuto proteico superiore al 13% e un peso specifico di 82-83 kg/hl, parametri che, fino a due anni fa, avrebbero garantito un prezzo superiore ai 50 euro al quintale. Tuttavia, le attuali quotazioni non permettono agli agricoltori di coprire i costi di produzione, aggravando una situazione resa ancor più critica dalle basse rese per ettaro e dalla persistente siccità.
Secondo Sicolo, gli sforzi di mediazione, le proteste e gli appelli degli agricoltori non hanno ottenuto risultati apprezzabili, suggerendo la presenza di interessi volti a favorire le importazioni da Paesi con standard di sicurezza e qualità alimentare inferiori a quelli italiani.
Sicolo ha invitato i consumatori a scegliere pasta 100% italiana per garantire salubrità, tracciabilità e sostenere i produttori nazionali. Ha anche ricordato che il 22 giugno 2022, il grano “fino” alla Borsa Merci di Foggia era quotato a 575-580 euro alla tonnellata con un contenuto proteico del 12% e un peso specifico di 78 kg/hL. Oggi, nonostante migliori parametri di qualità, il prezzo è sceso drasticamente a circa 340 euro, evidenziando una perdita netta di 200 euro alla tonnellata e un aumento dei costi di produzione.
Sicolo ha concluso affermando che la mancata attivazione di Granaio Italia e del relativo Registro telematico, per i quali CIA Agricoltori Italiani si è battuta, avrebbe permesso di stabilire quotazioni più accurate e trasparenti. Senza questi strumenti, le manovre speculative rischiano di uccidere la cerealicoltura italiana.
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