Quando la svolta sembrava ormai essere finalmente arrivata, in un pomeriggio reso particolare ed emozionate dal ricordo struggente e continuativo dei tre sfortunati tifosi venuti a mancare in un incidente stradale di ritorno dalla trasferta di Potenza, ecco materializzarsi all’improvviso la più classica delle docce ghiacciate, la rimonta che non ti aspetti al termine di una partita interpretata come meglio non si sarebbe potuto.
Il Foggia esce dalla sfida interna contro l’ambizioso Catania con le ossa rotte. Si intenda: alla vigilia un segno X contro una delle compagini più forti del Girone C di Serie C, tra le principali candidate al salto diretto di categoria, sarebbe stato accolto in modo tutto sommato positivo. Così, però, no, con la squadra avanti di due reti fino al minuto 87, schiacciata sì nel finale da un avversario tecnicamente più forte, ma comunque riuscita fino a quel momento a mantenere la porta inviolata.
Lecito interrogarsi su quello che non ha funzionato in quel maledetto finale. A terminare al centro delle critiche, in particolar modo, i cambi effettuati da Capuano nella ripresa: chi è subentrato non è riuscito a offrire il contributo atteso dall’ex tecnico del Taranto – Santaniello ha addirittura rimediato un doppio giallo lasciando i suoi compagni di squadra in inferiorità numerica negli ultimi istanti di gara – e in generale la sensazione è che i rossoneri, dopo il 2-0 siglato da Tascone, si siano abbassati troppo, quasi consentendo agli etnei di uscire alla distanza e di far valere il proprio maggiore tasso qualitativo.
L’allenatore campano nel post gara ha giustificato le sue scelte parlando di infortuni e problemi fisici occorsi a molti dei suoi giocatori: tutte situazioni, queste, che, unite a una condizione di partenza già problematica in termini di infermeria piena, non possono non preoccupare in vista del futuro. La classifica parla di una zona playout più vicina di quella playoff, anche se la tendenza dal momento dell’arrivo in panchina di Capuano resta tutto sommato abbastanza positiva.
Le luci e le ombre, insomma, si alternano. Saranno le prossime uscite, probabilmente, a far comprendere definitivamente di che pasta è fatto questo Foggia.
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