Editoriale | Eccessi dal palco, un ministro non può essere un criminale

BARI – Politica e chiesa su fronti contrapposti. A Bari il rappresentante per la Puglia di Libera, don Angelo Cassano, ha pronunciato un intervento molto duro, forse eccessivamente, nei confronti del Ministro Piantedosi. “E’ lui il vero criminale” ha detto pubblicamente: parole pesantissime quelle pronunciate sul palco della manifestazione “Giù le mani da Bari”. Poi l’affondo politico di don Cassano, in vista delle elezioni: “Diamo un calcio ai trasformisti, mandiamoli a casa, perché il male della politica è questo, – ha detto Cassano – prendiamo degli impegni precisi e stiamo uniti perché la gente ha bisogno di avere una comunità”.
Insomma, una decisa presa di posizione politica che però appare stridente ed in netta contrapposizione in relazione alle dichiarazioni, rilasciate solo poche ore prima da un altro importante esponente ecclesiastico pugliese: Mons. Seccia, arcivescovo di Lecce, il quale aveva fatto un severo appello a tenersi lontano dai temi legati alla politica in questo periodo di elezioni, in riferimento all’imminente scadenza per il rinnovo del consiglio comunale del capoluogo salentino.
Due messaggi tanto forti quanto lontani, lanciati da due uomini di chiesa a distanza di soli 140 chilometri: i due volti di una chiesa che, almeno in Puglia, non lancia segnali univoci, con il rischio di mandare in confusione fedeli e non. Pareri diametralmente opposti, assolutamente legittimi: ma le parole di don Cassano appaiono quantomeno inopportune.
Definire un ministro “criminale” rischia di far scivolare il dibattito su una china pericolosa: in un momento di forti contrasti e di animi esacerbati potrebbe alimentare ulteriormente una escalation di toni violenti che non rappresenta un buon esempio. Per nessuno.
La delicatezza del momento richiede lucidità e riflessione: un invito che rivolgiamo a tutte le parti in causa. I colori non contano, la passione politica è la base della democrazia: ma serve anche continenza verbale.
Le nostre istituzioni non possono essere minate alle fondamenta: il rispetto delle regole e del buonsenso resta un collante necessario per il nostro sistema democratico. Non dimentichiamolo mai.

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