La Casa Rossa di Alberobello diventerà un luogo di memoria, dopo essere stato negli anni della Seconda Guerra Mondiale uno dei campi di concentramento italiani. Noi ci siamo entrati con le nostre telecamere.
Casa Rossa è un grande stabile di Alberobello, all’incrocio delle tre province pugliesi : Bari, Brindisi e Taranto. Per tutta la prima metà del Novecento fu una Scuola Pratica dell’Agricoltura. Subito dopo la prima guerra mondiale ospitò i piccoli orfani di soldati caduti in battaglia, a cui offrì l’istruzione elementare. Alla vigilia della seconda guerra mondiale fu requisita dal Ministero dell’Interno e rimase per lunghi anni sottratta alla città, per esclusive esigenze di polizia.
Presso la Masseria Gigante, sua autentica denominazione, furono deportati tra il 1940 e il 1943, persone che avevano ruoli strategici e con particolari funzioni politiche, nella maggior parte di origine ebraica, provenienti da ogni parte dell’ Europa, destinate ad Auchwitz e agli altri campi di sterminio. Arrivarono in catene sudditi inglesi, tra cui indiani hindu, irlandesi e maltesi, ebrei tedeschi, polacchi, ex cecoslovacchi e apolidi, italiani politicamente pericolosi, ebrei italiani renitenti alla precettazione civile a scopo di lavoro, altri ebrei divenuti antifascisti per il Regime solo perchè avevano contestato la legislazione persecutoria antiebraica italiana, ebrei croati in fuga dai campi di concentramento diretti dagli ustasa, ex jugoslavi dei territori annessi all’Italia sottoposti a violente misure di italianizzazione forzata, compreso l’incendio di villaggi e la fucilazione dei nuclei familiari a cui appartenevano i partigiani serbi e sloveni di Tito. Alcuni, ebrei e non, all’atto dell’Armistizio furono trasferiti nel Lazio e deportati grazie alla zelante collaborazione della polizia fascista con gli occupanti tedeschi. Tra il 1944 e il 1946 furono reclusi ex fascisti confinati politici, altri uomini imputati per gravi fatti di sangue conseguenti a tragici episodi di epurazione dal basso, scatenati da folle inferocite per la mancata epurazione istituzionale, ex militi della Decima Mas.
Tra il 1947 e il 1949, in pieno clima di guerra fredda, non meno dura di quella calda ma molto più lunga, arrivarono prima numerose donne straniere di tutta Europa ex-collaborazioniste o prostitute o sbandate al seguito degli Alleati o senza documenti: con loro erano internati tanti bambini, anch’essi rifiutati da tutte le società civili. A questa terza stagione al Campo, visitato dai cronisti di tutta Italia, fu ispirata una nota pellicola, Donne senza nome. Il campo è stato, di volta in volta, di internamento, concentramento, transito, confino, prigionia, per profughi. Il 5 dicembre 2007 la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici della Puglia ha dichiarato Casa Rossa bene di interesse storico-artistico, sottoposto alle tutele del decreto legislativo 22 gennaio 2004 n.42. Questa data ha segnato uno spartiacque: è finita l’epoca delle iniziative estemporanee e della memoria liturgica ed è iniziata quella dei progetti sul futuro del sito. Casa Rossa è un caso isolato in Italia e tra i pochi nel mondo di struttura di deportazione di lunga durata: dieci anni.L’opera d’arte più importante di quell’epoca è rappresentata dagli affreschi della cappella di Casa Rossa.
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