Bari, i clan sulla città: la Maldarizzi in amministrazione giudiziaria

BARI – “Io là spingo i bottoni, fanno quello che dico io” e, ancora, “Io là entro ed esco tipo padrone, senza menare ordini a nessuno. Sono io il padrone, tengo fiducia e credibilità”. Sarebbe per queste frasi intercettate dagli agenti della polizia di Bari coordinati dalla Dda del capoluogo che la Maldarizzi Automotive Spa, tra le principali aziende di automotive, è finita in amministrazione giudiziaria per 12 mesi. A pronunciarle il 40enne Tommaso Lovreglio, nipote del boss di Japigia, ‘Savinuccio’ Parisi. Lovreglio è finito in carcere nell’ambito dell’operazione ‘Codice Interno’, che nelle scorse ore ha portato a 110 arresti e 25 persone ai domiciliari scardinando una fitta rete tra colletti bianchi e malavita organizzata del capoluogo.

Secondo il Tribunale di Bari “il rapporto di agevolazione avrebbe trovato il suo contrappeso nella protezione mafiosa che Lovreglio” avrebbe offerto alla concessionaria “specialmente nella gestione delle inadempienze”. La sua sarebbe stata una presenza stabile dal 2013 dove

avrebbe svolto il lavoro di rivenditore d’auto usate e dove risultava assunta (forse fittiziamente) anche sua moglie. Lovreglio, si legge negli atti, sarebbe riuscito ad ottenere un rapporto con il titolare, Francesco Maldarizzi: “Sono amico del direttore”, avrebbe detto non sapendo di essere intercettato. In quest’ottica la concessionaria riservò un trattamento di assoluto favore per l’acquisto di un’auto a Tommy Parisi, figlio del boss Savinuccio e cugino di Lovreglio, senza che il cliente chiedesse alcunché.

Altro capitolo: Amtab, la ex municipalizzata dei trasporti di Bari. Anche qui Lovreglio – che risulta esserne dipendente dal 2004 – avrebbe praticato una certa influenza ottenendo assunzioni temporanee durante i dieci giorni di Fiera del Levante.

 

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