Alessandro Dipino, segretario provinciale della UGL Metalmeccanici di Taranto

UGL: ‘Anche Invitalia si accorge dell’inaffidabilità di Acciaierie d’Italia’

“Sono gravissime le affermazioni di Bernardo Mattarella, ad di Invitalia, nei confronti di Franco Bernabè e Lucia Morselli, rispettivamente presidente e AD di Acciaierie d’Italia: traspare, come se ce ne fosse necessità, la totale inaffidabilità di quest’ultima. A dichiararlo è Alessandro Dipino, segretario provinciale della UGL Metalmeccanici di Taranto.

Come UGLM, abbiamo sempre espresso la nostra visione per poter rilanciare l’ex ILVA e sicuramente non è possibile farlo con un socio privato come ArcelorMittal, che da sempre ha in ostaggio la fabbrica, i lavoratori e l’intero stato italiano”, aggiunge Dipino.

Non coinvolgere per l’ennesima volta il socio pubblico, come ha dichiarato l’AD Mattarella, venendo meno alla disponibilità e alla collaborazione nei confronti della stessa Invitalia, unitamente al mancato rispetto degli accordi contrattuali, la mancata comunicazione della misura di liquidità necessaria per la ripresa produttiva sino al raggiungimento di 4 milioni di tonnellate di acciaio, la situazione economico-patrimoniale e finanziaria aggiornata, nonché l’indicazione dei flussi di cassa di almeno gli ultimi 12 mesi, sono sintomatici di un comportamento arrogante da parte di ADI, rafforzando quanto la UGL Metalmeccanici abbia sempre sostenuto, al quale non è possibile sottostare, continua Dipino.

Di tale comportamento, il Governo avrebbe l’obbligo di tenerne conto, unitamente alle rimostranze delle organizzazioni sindacali mentre, invece, per il tramite del Ministro Raffaele Fitto, continua a tessere rapporti con ArcelorMittal e alloscuro di Invitalia, addivenendo alla sottoscrizione di un Memorandum of Understanding (Protocollo dIntesa) o, peggio, di un accordo vincolante con la stessa ADI, decretando ancora una volta il totale disinteresse verso le richieste che arrivano dal territorio, dai lavoratori e dalle aziende dell’indotto”.

Si lavora in una fabbrica sempre più isolata nel mercato, non si conoscono gli assetti produttivi e quelli che saranno in futuro, gli impianti sono in completo decadimento a causa della mancanza di interventi di manutenzione, i lavoratori, spesso costretti a lavorare in condizioni di sicurezza precaria, non hanno prospettive per il proprio futuro, le aziende dell’indotto sono sull’orlo del fallimento a causa di crediti per oltre 100 milioni di euro, ma di contro si continua ad assistere a un’ennesima farsa, a discapito di attori inermi, rassegnati e abbandonati dalla politica e dalle istituzioni, conclude Dipino.

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