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Quelli della notte: 40 anni fa nasceva lo show che rivoluzionò la tv

“L’idea mi venne pensando alle riunioni di condominio, ma anche alle conversazioni nottambule a Foggia”, racconta Renzo Arbore

Il 29 aprile 1985, in seconda serata su Rai2, debuttava Quelli della notte, il primo vero late show italiano, una jam session tra varietà, talk e musica destinata a cambiare per sempre il linguaggio della televisione. Ideato da Renzo Arbore, lo show nasceva come risposta creativa al vuoto lasciato dal monoscopio notturno, trasformandosi presto in un fenomeno di costume e satira pungente.

Nino Frassica alias Don Tonino da Scasazza ⤵️

L’idea: da Foggia alle riunioni di condominio

“L’idea mi venne pensando alle riunioni di condominio, ma anche alle conversazioni nottambule a Foggia”, racconta Arbore. Reduce dal successo di Cari amici vicini e lontani, propose a Giovanni Minoli un programma che rompesse con la nostalgia e facesse spazio all’improvvisazione. E così nacque Quelli della notte, popolato da personaggi-archetipo, tra salotti arabeggianti e battute surreali.

Un cast indimenticabile

In una sola settimana, con il coautore Ugo Porcelli, Arbore immaginò i quaranta personaggi dello show. Da Massimo Catalano, maestro del lapalissiano, al romagnolo filosovietico di Maurizio Ferrini; da frate Antonino di Nino Frassica alla segretaria pettegola Simona Marchini, fino alla ‘cugina’ invadente Marisa Laurito. Ogni figura rifletteva un’Italia in trasformazione, tra stereotipi e verità.

L’indimenticabile sigla ⤵️

Musica, gag e improvvisazione

Sul palco, la New Pathetic Elastic Orchestra con Gianni Mazza e la voce di Gegè Telesforo accompagnava sketch e battute. Tra gli altri, anche Dario Salvatori, Silvia Annichiarico, Roberto D’Agostino e Andy Luotto, costretto ad abbandonare la trasmissione per le polemiche sul personaggio arabo Harmand. Nessuna scaletta rigida: solo improvvisazione e divertimento.

Un successo travolgente

La trasmissione partì con 800mila spettatori nella prima settimana, superando i 3 milioni nelle ultime puntate e toccando picchi del 51% di share. Un successo “epidemico”, come lo definì Arbore, che però si spense volontariamente per evitare di rovinare la magia. “Quando capimmo che avevamo finito di far ridere in quel modo, decidemmo di chiudere”, spiega il conduttore.

La sigla di chiusura ⤵️

Eredità e futuro

Qualche spezzone è tornato in tv con Come ridevamo, ma Arbore non si ferma: “A luglio tornerà Cari amici vicini e lontani su Rai3”. E intanto lavora al progetto di Casa Arbore a Foggia, un museo della sua carriera con l’arredamento di una vita. Dopo 21 format creati e trent’anni con l’Orchestra Italiana, Arbore resta una delle voci più iconiche dello spettacolo italiano.

Come tutto ebbe inizio ⤵️

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