Quando il barese Catalano, il Sivori del Sud, affrontò O Rei Pelè

Non c’è persona al mondo che non lo conosca. Anche chi odia il calcio sa chi è Pelè. O Rei, quello della rovesciata in “Fuga per vittoria”, quello che con la sua “ginga” portò il Brasile sul tetto del calcio mondiale segnando il riscatto di un popolo intero. Una leggenda. Ora non c’è più fisicamente, ma il suo mito non tramonterà mai. Scolpito per sempre nella storia del pallone. Come le sue giocate con la maglia del Santos e quella verdeoro.

”Patrimonio storico-sportivo dell’umanità”, “calciatore del secolo per la FIFA”, la sua rete realizzata alla Svezia nella finale del 1958 è considerata la più bella nella storia delle finali della Coppa del Mondo FIFA. Detiene il record di gol realizzati in carriera: 1281 in 1363 partite, 757 in 816 incontri ufficiali con una media realizzativa si 0,93 gol a gara.

Pelè era magia per gli occhi di chi lo ammirava dagli spalti, delizia per chi lo affrontava sul campo. Pochi italiani hanno avuto questo onore: come Biagio Catalano, storico calciatore del Bari che affrontò O Rei quando militava nel Mantova. Era il 18 giugno del 1967 e la stella di Pelè illuminò lo stadio Martelli con il suo Santos per un’amichevole di lusso di fine stagione.

Biagio Catalano, il “Sivori del Sud”, oggi non c’è più, ci ha lasciato nell’agosto del 2015, ma il ricordo di quella sfida è ancora vivo nella mente del figlio Lorenzo, che ne ha sentito parlare sin da quando era bambino. “Per lui e i suoi compagni di squadra del Mantova affrontare il Santos di Pelé è stato un onore. Raccontava sempre con grande piacere di quella partita”. Lorenzo ci svela cosa rimase più impresso al suo papà di quel giorno: “Mi raccontava che in una delle sue elevazioni per colpire di testa, sembrava che Pelè non dovesse più tornare giù, aveva la capacità di restare in aria in sospensione”.

Un 2022 drammatico per il mondo del calcio: oltre a Pelè, che comunque la sua vita l’ha vissuta, più shockante è stata la morte di Mihajlovic: “Di Sinisa – chiude Lorenzo Catalano -, a parte il dispiacere e il dolore di chi lo ha conosciuto da vicino, mi e ci resta il suo spirito sportivo, avendo lottato fino alla fine, come lo sport ci ha insegnato”.

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